Recensione 2 Giorni a New York

Julie Delpy guarda a Woody Allen nel seguito del suo precedente film

Recensione 2 Giorni a New York
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Julie Delpy ne ha vissute di controversie amorose davanti alla macchina da presa. Basti solo pensare alla splendida trilogia di Richard Linkater (Prima dell'alba, Prima del tramonto e il recente Before Midnight) nella quale a fianco di Ethan Hawke dava il via una storia d'amore credibile e appassionante nel corso degli anni. La bella attrice francese però non si è fermata qui, e oltre ad aver regalato interpretazioni memorabili in altre pellicole, ha voluto dire la sua anche in campo registico. Ecco così arrivare anche in Italia il suo quinto film, seguito di 2 giorni a Parigi, da lei stessa diretto nel 2007. Come nel precedente caso, anche in 2 giorni a New York la Delpy si ritaglia il ruolo della protagonista femminile, sostituendo però l'allora compagno sul set Adam Goldberg con Chris Rock (Bad Company - Protocollo Praga, Il funerale è servito), fra i più noti comici d'origine afroamericana. Il plot di partenza vede Marion (la Delpy) divorziata dal precedente marito già da alcuni anni, e ora in una relazione con l'ex collega Mingus (Rock). Entrambi hanno un figlio nato dai loro precedenti matrimoni, e la loro vita familiare sembra andare a gonfie vele. Ma la quiete viene incrinata dall'arrivo dalla Francia dei parenti di Marion: il padre da poco rimasto vedovo e affetto da sintomi di demenza senile, la sorella psicolabile e ninfomane e il compagno di questa, uno pseudo-artista un po' fuori di testa...

New York, New York

La Delpy guarda al miglior Woody Allen e firma una commedia -con qualche sprizzo di romanticismo relegato in secondo piano- assolutamente deliziosa, piena di brio e dialoghi brillanti capaci di strappare la risata in tantissime occasioni. La regista / attrice riesce infatti ad utilizzare nel migliore dei modi l'incomprensibilità linguistica (il papà di Marion non parla una parola d'inglese) per creare una serie di gag geniali e mai banali, sfiorando solo di sfuggita i doppi sensi e realizzando un'opera così adatta anche ad un pubblico più piccolo, ma assolutamente irresistibile pure per i grandi. Merito anche di una calibrata e attenta fase di scrittura nella caratterizzazione dei personaggi, talmente diversi e improbabili che si potrebbe realizzare un film a sé stante su ognuno di loro. Da Chris Rock che parla da solo con un cartonato di Obama, alla "espansività" della sorella di Marion, fino a giungere al padre della donna, vero e proprio punto di forza in più occasioni, interpretato con istrionica decisione dal padre stesso della regista, Albert Delpy, gli spunti di divertimento non mancano, complice anche un ritmo scoppiettante privo di tempi morti. Vi è nientemeno che un cameo d'eccezione quale quello dell'attore / artista Vincent Gallo nei panni di sé stesso, a confermare come la Delpy abbia le idee ben chiare sul tipo di cinema che voleva proporre. Un cinema leggero ma non fatuo, metaforicamente realistico nell'analizzare le difficoltà della vita di coppia, seppur in contesto qui portato davvero all'estremo per ovvi scopi comici.

2 Giorni a New York Si ride di gusto e con leggerezza in questa commedia ambientata nella grande Mela, diretta e interpretata da Julie Delpy e seguito del suo precedente 2 giorni a Parigi. La bella attrice francese firma un film divertente e non privo di spunti originali, che analizza la crisi di coppia attraverso il mezzo comico, avvantaggiato in questo da una caratterizzazione dei personaggi capace di variare a dismisura la carica farsesca delle gag proposte.

7

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