Recensione 14 Anni Vergine

Le bugie avranno anche le gambe corte, ma quando si avverano...

Recensione 14 Anni Vergine
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Sam Leonard (Pinkston) è un genietto della matematica e, all'ultimo anno delle superiori, si trova a dover cambiare scuola per poter competere nell'assegnazione di un'importante borsa di studio. L'impatto con i nuovi compagni però non sarà dei migliori. Sam, a causa della sua bassa statura e dei modi di fare strambi dei suoi genitori (Carrol Lynch e Stevenson), sarà infatti preso di mira da un gruppo di bulletti giocatori di pallacanestro, capitanati dall'arrogante Kevin (Merkeley). L'unica persona che si mostrerà fin da subito gentile con Sam sarà una ragazza, Annie (Mara), che vive i suoi stessi problemi e, a lungo andare, si innamora di lui.Sam però non accetterà la sua condizione da sfigato cronico e, dopo un colloquio con uno psicologo farmaco - dipendente (Kilborn), deciderà di cominciare ad edulcorare la realtà raccontando, senza mezzi termini, un sacco di balle. Quando, rompendo uno specchio, tutte le sue bugie diventeranno realtà, Sam si troverà fidanzato con la ragazza più carina della scuola, Vicky Sunders (Walsh) e diventerà un campione di pallacanestro. Ma, come spesso accade, le bugie hanno le gambe fin troppo corte e il nostro protagonista se ne renderà contro ben presto.

Assieme a Juno e Charlie Bartlett, questo 14 Anni Vergine (traduzione veramente demenziale del titolo originale Full of it che in inglese significa più o meno "raccontaballe") rappresenta il tentativo del cinema indipendente americano di farsi largo nell'enorme mercato del teen movies. Charles, regista abbastanza noto nell'ambiente underground per la sua pseudo biografia di Jerry Senfield e per altri piccoli lavori documentaristici ambientati a New York, costruisce una commedia tutta costruita sulla vecchia dicotomia fra bugia e desiderio. La sua tesi di fondo è che la società (ed in particolare il micro ambiente che si costruisce all'interno delle scuole) costringe all'omologazione ma, allo stesso tempo, cerca di rappresentare la solita figura del nerd che alla fine vince su tutto e tutti, riuscendo ad accettare la sua diversità e a convivere con il resto del mondo. Un argomento, come si nota, abbastanza inflazionato, che Charles mette in scena in maniera tutto sommato fin troppo tradizionale, quasi ripetitiva in alcuni casi. L'approfondimento psicologico dei personaggi è quasi nullo e tutti, protagonista compreso, vengono ridotti a delle macchiette: c'è la studentessa popolare che esce solo con i giocatori di basket, ci sono gli emo, la professoressa sexy e via discorrendo. Mancando completamente la componente emozionale, il film dovrebbe reggersi tutto sulle gag che si creano ogni volta che Sam deve fare i conti con una sua bugia ma, anche qui, ogni battuta ed ogni situazione ha il sapore di un piatto riscaldato troppe volte. La sceneggiatura infatti è priva di quel brio ironico di cui questo film avrebbe avuto disperatamente bisogno, senza poi contare che il pessimo adattamento italiano arranca terribilmente in tutte le scene in cui Sam cerca di imparare lo slang scolastico facendo perdere a 14 Anni Vergine anche questo elemento di comicità che, forse, era il più riuscito di tutto il film. Parlando della trama in sé, c'è anche qualche spunto interessante, come il dialogo fra Sam e lo psicologo scolastico, forse l'unico scambio di battute veramente azzeccato del film, completamente condito da uno humor grottesco veramente raffinato oppure tutta la sequenza in cui la professoressa di letteratura cerca di sedurre il protagonista. Per il resto non c'è quasi nulla da segnalare, l'ora e mezza di durata passa tranquillamente senza grossi patemi; la colonna sonora, costruita sulle sonorità surf - rock dei Beach Boys, è pressoché irrilevante nell'economia del film e la fotografia, pur sforzandosi di ricreare un'immagine da film amatoriale (con molte controluci ed una predilezione per i grandangoli) è poco efficace e non fa altro che dare a 14 Anni Vergine uno strano feeling da pellicola low-budget degli anni '80 di cui assolutamente non c'era bisogno.Concludendo 14 Anni Vergine è un film che si lascia guardare, moderatamente divertente e con un paio di sequenze veramente azzeccate. Tuttavia questo non basta a salvarlo da una mediocrità data da scelte registiche banali e uno svolgimento complessivamente confuso e poco credibile.
Nessuno nel cast brilla per interpretazioni eccelse: possiamo segnalare la Walsh, che mettendo molta autoironia nel suo ruolo riesce a strappare più di un sorriso, così come la Polo che, nella parte della professoressa ninfomane, diverte con i suoi eccessi erotici. Nota di demerito invece per il protagonista Pinkstone: infatti, per tutto il film pare non essere mai in parte non risultando credibile né nei momenti più riflessivi (per quanto pochi siano) né in quelli smaccatamente goliardici.

14 anni vergine 14 Anni Vergine è un filmetto senza infamia e senza lode, privo degli spunti a cui ci hanno abituati le ultime produzioni indipendenti americane, si crogiola in un classicismo di maniera tirato fin troppo per le lunghe e in una vicenda troppo irrealistica per apparire credibile. Peccato perché in più di una scena ci sono dei guizzi anche interessanti che però, purtroppo, vengono ben presto sommersi dal piattume generale.

5.5

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