Intervista Venere in Pelliccia: Roman Polanski

Il regista di Carnege e Il pianista ci racconta del suo approccio all'opera di Leopold von Sacher-Masoch

Intervista Venere in Pelliccia: Roman Polanski
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In un teatro parigino, dopo una giornata passata a fare audizioni per trovare l’attrice che possa interpretare il lavoro che si prepara a mettere in scena, Thomas si lamenta al telefono del basso livello delle candidate. Nessuna di loro possiede lo stile necessario per il ruolo da protagonista. Mentre sta per uscire appare Vanda, un vero e proprio vortice di energia, sfrenata e sfrontata.
Vanda incarna tutto quello che Thomas detesta. E’ volgare e stupida e non si fermerà davanti a niente pur di ottenere la parte. Praticamente costretto, Thomas decide di lasciarla provare e con stupore vede Vanda trasformarsi. Non solo la donna si procura oggetti di scena e costumi, ma capisce perfettamente il personaggio (che d’altronde ha il suo stesso nome), di cui conosce tutte le battute a memoria. L’audizione si prolunga e diventa più intensa e l’attrazione di Thomas si trasforma in ossessione...

Tratto dall'omonima opera letteraria di Leopold von Sacher-Masoch, Venere in pelliccia è il nuovo film del celebre regista Roman Polanski, qui alle prese con il suo primo film girato in lingua francese, che in quest'intervista ci racconta come ha lavorato sulla traslazione cinematografica del testo originale, sui suoi vari significati e sui suoi interpreti.

In che modo ha scoperto il lavoro di David Ives, ispirato al romanzo di Sacher-Masoch?
Grazie al mio agente, Jeff Berg. L’anno scorso a Cannes, dove mi trovavo per assistere alla proiezione della versione restaurata di Tess, mi ha consegnato la sceneggiatura di Venere in pelliccia e mi ha detto: “E’ perfetta per te!" Non avevo molto da fare e così sono salito nella mia stanza e ho iniziato a leggerla e ho pensato: “Sì, mi piace!" Il testo era così divertente che mi sono ritrovato a ridere da solo, il che è piuttosto raro. L’ironia della pièce, che talvolta sfiora il sarcasmo, era irresistibile. Mi è piaciuto anche l’elemento femminista e ho voluto immediatamente farne un film. Per prima cosa c’era un ruolo magnifico per Emmanuelle, e da tempo parlavamo di tornare a lavorare insieme, poi un bellissimo ruolo maschile. Ho immaginato subito di ambientarlo in un teatro vuoto, forse perché ho un background teatrale. Un teatro crea un’altra dimensione, una certa atmosfera...

Dopo Carnage, di Yasmina Reza, questo è il suo secondo adattamento di un lavoro teatrale e il suo primo film in francese...
Non prendo mai in considerazione questi aspetti, è stato il soggetto che mi ha ispirato. E un’altra cosa: ci sono solo due personaggi. Fin dal mio primo film (Il coltello nell’acqua del 1962, ndr) in cui ne erano presenti solo tre, mi sono detto: “Un giorno realizzerò un film con solo due personaggi! E’ una vera sfida, ma una sfida che mi dà ispirazione, perché presenta degli ostacoli... altrimenti mi annoio. La sfida era trovarsi in un unico ambiente con due personaggi senza mai annoiare gli spettatori, senza che apparisse teatro ripreso per la televisione. Davvero interessante, soprattutto ora, perché andare al cinema significa ritrovarsi bombardati dalle immagini e dal sonoro. Realizzare i trailer è la parte più difficile! Ce ne sono alcuni che concentrano la violenza di un intero film: decine di esplosioni, decine di macchine che saltano e tra una ripresa e l’altra sempre lo stesso sonoro, come se fosse l’unico che possiedono nel loro repertorio...

Può parlarci di come ha lavorato all’adattamento con David Ives?
Per prima cosa abbiamo tagliato i dialoghi e apportato dei cambiamenti ad alcune scene. Il nostro scopo era trasformarlo realmente in un film. Nel lavoro teatrale tutto avviene in una sala per audizioni, abbastanza impersonale. Invece in Francia, in particolare nei teatri privati, dove non ci sono compagnie stabili, le audizioni si tengono spesso sul palco. Quindi il mio primo pensiero è stato di ambientare l’azione in un teatro. Trovarsi in un teatro cambia tutto, fin dall’inizio! Potersi muovere tra il palco e la platea, per non parlare dello spazio dietro le quinte, offre tantissime opportunità. Il nostro lavoro è stato molto attento ai particolari, anche se, durante le riprese, ho cambiato alcune situazioni e improvvisato dei movimenti...

Le è familiare il mondo di Sacher-Masoch?
No, niente affatto!

È un mondo che la attrae?
Per niente! In un certo senso lo trovo buffo. Un amico mi ha fatto vedere alcuni film pornografici giapponesi sado-maso. Folli! Al punto da essere lievemente terrorizzanti. Non avevo idea che così tanta gente potesse essere appassionata di questo tipo di cose. Intravedo un parallelismo con il punk e il gotico: c’è qualcosa di innaturale, fatto per impressionare gli altri o per seguire una moda. Penso che alcuni lo facciano per sentirsi parte di un gruppo, per essere come gli altri punk o gotici, piuttosto che per il piacere di bucarsi le guance o indossare abiti scomodi.
Nel sado-masochismo c’è qualcosa di non molto diverso dal teatro: diventi regista delle tue fantasie, interpreti un ruolo, diventi un’altra persona... Il film gioca con questa teatralità, un lavoro teatrale all’interno di un lavoro teatrale: dove dominazione e sottomissione, teatro e vita reale, personaggi, realtà e fantasia si incontrano, si scambiano di posto e confondono le linee di confine...
Nel film, l’attrice dice: “Nuda sulla scena? Non c’è problema. Lo farò per te senza problemi. E poi il sadomasochismo mi è familiare, lavoro in teatro!"

Pensa che i rapporti tra registi e attori siano sadomasochisti?
Certo, ma il film ironizza su questo aspetto. E’ una delle battute scritte da David Ives che mi ha fatto ridere e mi ha fatto venire voglia di adattare il suo lavoro. E’ stato divertente ed eccitante trovare un registro diverso per ogni situazione, un linguaggio diverso, un gioco diverso, soprattutto per il personaggio interpretato da Emmanuelle. Sicuramente il personaggio di Mathieu Amalric vive meno cambiamenti, ma le differenze sono più sottili...

A quale personaggio si sente più vicino?
A nessuno dei due! Anche se... il mio lavoro mi posiziona più vicino al personaggio del regista ovviamente! Ma spero di non aver mai commesso quel tipo di errore! Se avessi adattato io stesso Sacher-Masoch e lo avessi diretto... Non credo che sarei stato intrappolato da una donna come quella. Mi piace quando il regista dice: "Ho intenzione di usare la Lyric Suite di Alban Berg per i passaggi", e lei dice "è una splendida idea!” e lui, sorpreso, le chiede se la conosca e lei risponde “no”. Adoro questo tipo di momenti.

Quale dei punti di forza di Emmanuelle Seigner l’hanno resa particolarmente adatta a interpretare questo ruolo?
La sua fisicità, l’immagine che proietta e la sua abilità nel passare da un’emozione all’altra... pensavo che il personaggio dell’attrice sarebbe stato molto facile per lei da interpretare, ma durante le riprese mi sono reso conto che era l’altro personaggio - il personaggio del libro di Masoch, Vanda von Dunajev - che le veniva molto più facilmente, anche se non ha mai avuto problemi con nessuno dei due. Passava dall’uno all’altro con grande naturalezza e riusciva a modificare la voce, l’accento, l’atteggiamento e la fisicità - due corpi diversi - senza problemi.

Cosa dice di Mathieu Amalric?
È un grande attore e anche un regista, quindi capisce molte cose e tante situazioni. È talentuoso, intelligente e ha l’età giusta. Tutto quello che era necessario per interpretare la parte con successo! Pochi altri attori sarebbero stati capaci di fare ciò che ha fatto lui, e con altrettanta finezza...

Se potesse conservare un’unica immagine dell’avventura di Venere in pelliccia, quale sarebbe?
La scena dell’audizione, ovviamente!

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