Intervista Universitari - Molto più che amici

Federico Moccia e i suoi attori ci raccontano i loro universitari

Intervista Universitari - Molto più che amici
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Carlo, con le fattezze di Simone Riccioni, è un giovane aspirante regista che studia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e vive insieme a Faraz e Alessandro, interpretati da Brice Martinet e Primo Reggiani, presso Villa Gioconda, ex clinica in disuso che la padrona ha deciso di riciclare affittandola, appunto, a studenti universitari fuori sede.
Studenti cui si aggiungono presto Francesca, Giorgia ed Emma, rispettivamente con i volti di Sara Cardinaletti, Nadir Caselli e Maria Chiara Centorami, nel corso della commedia a sfondo sentimentale Universitari - Molto più che amici, quinto lungometraggio cinematografico diretto dallo scrittore classe 1963 Federico Moccia, figlio del compianto Pipolo (all'anagrafe Giuseppe Moccia), nonché regista di alcune delle pellicole italiane più amate dagli spettatori adolescenti, da Scusa ma ti chiamo amore (2008) ad Amore 14 (2009).
Proprio in occasione dell'uscita del film nelle sale, distribuito da Medusa a partire dal 26 Settembre 2013, regista e cast, affiancati dall'amministratore delegato della major Giampaolo Letta e dal produttore esecutivo Marco Belardi, hanno incontrato la stampa nella capitale.

Che strano chiamarsi Federico... Moccia!

Come mai soltanto ora Federico Moccia si è deciso ad andare all'Università?
Federico Moccia: Mi divertiva raccontare un passaggio successivo alle storie dei miei film precedenti, che avevano riguardato il primo amore e una relazione tra due persone di età differente. Realizzare il film mi ha ricordato i miei anni all'Università, quando il momento più divertente era andare a casa degli studenti fuori sede perché erano abitazioni con feste incorporate (ride). Comunque, abbiamo anche intervistato studenti universitari per girare questo film.

C'è un filo rosso che lega i personaggi di questi film?
Federico Moccia:
Step, in Tre metri sopra il cielo e Ho voglia di te, era un teppista della Roma bene; nessuno dei protagonisti di questo film è come lui, ma, di sicuro, hanno vissuto le esperienze dei ragazzi di quelle due pellicole.

Quanto è cambiato il mondo degli universitari dai tempi de I laureati di Leonardo Pieraccioni?
Federico Moccia: In quel film era divertente la vicenda dei protagonisti, qui, forse, c'è più realismo. Da allora ad oggi è cambiato tutto, ma, all'epoca, forse, c'era una maggiore aspettativa nei confronti dell'Università. Sicuramente nel mio film non affrontiamo questo aspetto.

Come mai nel film c'è il discorso sull'Iran?

Federico Moccia:
Fondamentalmente, perché oggi, se giriamo per Roma, ci accorgiamo che le cose sono molto cambiate, è pieno, tra l'altro, di negozi per fare chiamate internazionali. Il personaggio di Faraz è solo un inquilino della casa utile per dare una visione diversa, dello straniero.

Brice Martinet: Io sono francese. Quando ho visto che avrei dovuto fare un iraniano, quindi appartenente a un popolo che non conosco, mi sono informato molto attraverso internet.

Giovani... promesse?

Cosa ci raccontano gli altri elementi del cast?

Nadir Caselli: Io interpreto Giorgia, una ragazza di origini calabresi, ma che la Calabria l'ha vista poco, perché è sempre stata sballottata da una parte all'altra del mondo dai genitori. Quindi, un personaggio che sente la mancanza di una radice, che rincorre da tutta la vita.

Maria Chiara Centorami: Io nel film sono Emma, una ragazza molto frizzante e solare, ma che nasconde delle sofferenze dietro questa simpatia.

Simone Riccioni: Io interpreto Carlo, futuro cineasta che studia regia al Centro Sperimentale di Cinematografia e trova nei compagni di casa una seconda famiglia, anche perché, fin da piccolo, ha avuto i genitori separati e una sorellina a cui bada, ma che gliene combina di cotte e di crude.

Sara Cardinaletti:
Il mio personaggio, Francesca, viene da Sora. Io mi rivedo molto in lei, perché è una ragazza molto timida, quindi sono stata parecchio contenta di interpretarla, in quanto credo che abbia una magia. Spero che in alcuni punti del film vi faccia sognare.

Primo Reggiani:
Io interpreto Alessandro, che vuole fare il comico. Per preparare il personaggio ho studiato molto Dario Bandiera (ride perché Bandiera è seduto in mezzo al pubblico della conferenza).

Nel film si accenna anche alle contestazioni studentesche dei mesi scorsi, ma forse con troppa leggerezza...
Federico Moccia: In realtà volevo mostrare come la televisione non sia in grado di dare voce alle istanze della gente, perché il servizio del telegiornale in cui Alessandro parla viene poi tagliato. L'idea della scena mi è venuta vedendo una puntata della trasmissione di Michele Santoro in cui un ragazzo si faceva portavoce di una protesta di studenti ed era molto preso dalla discussione, tanto che non sempre ha avuto una chiarezza di esposizione; così, ingenuamente, quando il giornalista ha allontanato il microfono, si è girato verso gli altri chiedendo a più riprese come fosse andato. Mi è sembrato che non si preoccupasse di quello che stava dicendo, ma del suo modo di apparire. Comunque, mentre giravamo alla Sapienza sono stato contestato. Io spero che le contestazioni siano mirate, vorrei che i ragazzi avessero obiettivi più importanti invece di pensare a contestare contro di me.

Primo Reggiani: Comunque, vorrei aggiungere che la superficialità di quella situazione è data dal mio personaggio, un tizio di buona famiglia che, in un modo o nell'altro, cadrà sempre in piedi.

Quanto c'è di autobiografico nel personaggio di Carlo? Al di là del fatto che aspira a fare il regista, in una sequenza vediamo un poster di Attila - Flagello di Dio, evidente omaggio a papà Pipolo...
Federico Moccia:
In Attila - Flagello di Dio fui assistente alla regia, avevo diciannove anni. Vi dico anche che il premio che si vede in alcune sequenze, quello che rende Carlo tanto orgoglioso, è il vero premio Pipolo che si assegna a chi realizza un cortometraggio. Certo, qualcosa di autobiografico c'è, ma mio padre, a differenza di quello di Carlo, non è scappato in Argentina per fare il ballerino, mia madre non è una casinista come Amanda Sandrelli e io ho due sorelle normali. Tra l'altro, credo che la vita di Carlo sia molto più difficile di quella che ho fatto io.

Cosa significa essere produttore del pianeta Moccia?
Marco Belardi: La polemica intorno al mondo Moccia è sempre esistita, ma lavorare con Federico è appassionante, perché ti coinvolge a 360° nella scena che vuole girare.

Il film inizialmente non doveva uscire a Settembre 2013, ma qualche mese prima. Come mai la data è stata posticipata?

Giampaolo Letta: Semplicemente perché non era ancora pronto, quindi abbiamo dovuto ritardare l'uscita, in quanto sarebbe anche caduto a Maggio che, però, è un periodo dell'anno un po' insidioso per il cinema.

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