Intervista Storia di una ladra di libri

Movieyeye intervista protagoniste e regista dell'adattamento di La bambina che salvava i libri

Intervista Storia di una ladra di libri
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Arriverà il 27 marzo nelle sale italiane Storia di una ladra di libri, trasposizione cinematografica del popolare romanzo La bambina che salvava i libri, scritto dall’australiano Markus Zusak nel 2005. Diretto da Brian Percival, regista di vari episodi del celeberrimo serial britannico Downton Abbey (per il quale è stato premiato con l’Emmy Award), il film, che ha ricevuto la nomination all’Oscar per la colonna sonora composta dal veterano John Williams, vede protagonista la tredicenne Sophie Nélisse, attrice canadese che aveva debuttato nel 2011 con l’acclamato Monsieur Lazhar, accanto a due giganti del cinema internazionale, vale a dire Geoffrey Rush ed Emily Watson.
Il film racconta una storia ambientata nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista è Liesel (Sophie Nélisse), una vivace e coraggiosa ragazzina affidata dalla madre, incapace di mantenerla, ad Hans Hubermann (Geoffrey Rush), un uomo buono e gentile, e alla sua irritabile moglie Rosa (Emily Watson). Scossa dalla tragica morte del fratellino, avvenuta solo pochi giorni prima, e intimidita dai “genitori” appena conosciuti, Liesel fatica ad adattarsi sia a casa che a scuola, dove viene derisa dai compagni di classe perché non sa leggere. Con grande determinazione, è tuttavia decisa a cambiare la situazione e trova un valido alleato nel suo papà adottivo che, nel corso di lunghe notti insonni, le insegna a leggere il suo primo libro, Il manuale del becchino, rubato al funerale del fratello. L’amore di Liesel per la lettura e il crescente attaccamento verso la sua nuova famiglia si rafforzano grazie all’amicizia con un ebreo di nome Max (Ben Schnetzer), che i suoi genitori nascondono nello scantinato e che condivide con lei la passione per i libri, incoraggiandola ad approfondire le sue capacità di osservazione. Altrettanto importante diventa l’amicizia con un giovane vicino di casa, Rudy (Nico Liersch), che prende in giro Liesel per la sua mania di rubare i libri ma intanto si innamora di lei.
Abbiamo incontrato, a Roma, il regista Brian Percival e le due interpreti femminili del film, Sophie Nélisse ed Emily Watson, che ci hanno parlato del lavoro svolto sul set di Storia di una ladra di libri.

Signora Watson, come si è rapportata al ruolo di Rosa Hubermann?
Emily Watson: Questo personaggio ha costituito una grande opportunità, perché si tratta di una donna spesso sgradevole e poco aggraziata, e questo è sempre un dono per un attore... anche se, a dir la verità, dopo qualche settimana ero un po’ pentita! Rosa è una donna frustrata e arrabbiata, che in qualche modo riflette il sentimento di frustrazione, di sconforto e di tristezza del popolo tedesco in quegli anni, successivi alla Prima Guerra Mondiale; ma lei cerca comunque, insieme a suo marito Hans, di prendere le decisioni più corrette e coraggiose.

Sophie, è stato difficile interpretare per la prima volta un ruolo da protagonista assoluta in un film così importante e cosa puoi dirci della tua esperienza sul set?
Sophie Nélisse: Essendo innanzitutto una ginnasta, non ho partecipato al primo provino con delle vere speranze di ottenere la parte, ma quasi per divertimento. In seguito ho letto tutto il copione del film in aereo, mentre mi recavo a sostenere il secondo provino a Los Angeles, e ho amato immediatamente la vicenda di Storia di una ladra di libri. Non pensavo di farcela, ma dopo il terzo provino a Berlino mi sono aggiudicata il ruolo di Liesel. Soprattutto per noi giovani, è importante conoscere un evento come l’Olocausto; a scuola ho letto libri sui campi di concentramento nazisti, come La valigia di Hana, ho parlato con un sopravvissuto e anche con mia nonna, nata in Belgio durante l’occupazione, e ho visto film come Schindler’s List, The Reader e Il ragazzo con il pigiama a righe. Interpretare il personaggio di Liesel mi è venuto molto naturale, però sono riuscita a non immedesimarmi completamente in lei, almeno al di fuori delle riprese. Inoltre è stato fantastico lavorare con Geoffrey Rush ed Emily Watson. Geoffrey Rush entra ed esce dal suo personaggio continuamente, con effetti spesso anche molto divertenti. Emily Watson è eccezionale, ma è totalmente “in character”: anche dopo lo “stop” del regista continuava a parlare con l’accento tedesco!

Signor Percival, quale approccio ha adottato per realizzare la regia di Storia di una ladra di libri?
Brian Percival: Quando ho letto il copione, e subito dopo il romanzo di Markus Zusak, sono rimasto colpito dal potere di questa storia, che guardava ad eventi così drammatici attraverso una prospettiva nuova. Mi interessava osservare lo spirito umano espresso da questa ragazzina che riesce ad affrontare le difficoltà della vita, e mi ha affascinato il modo in cui le emozioni dei personaggi avrebbero potuto creare una connessione con il pubblico. Ma volevo anche conferire al film un tocco di leggerezza, senza forzare i sentimenti degli spettatori, in modo che la vicenda potesse farsi strada nel loro animo in maniera sottile e priva di retorica, senza imporsi a forza sul pubblico. Volevo che la presenza del regista fosse quasi invisibile. Chi guarda il film si affeziona ai personaggi; in particolare i giovani, volevo che potessero trovare il film davvero coinvolgente, e non una semplice lezione di storia.

Signora Watson, come è stato tornare a lavorare con Geoffrey Rush?
Emily Watson: Avevo già recitato con Geoffrey Rush, eravamo marito e moglie nel film su Peter Sellers Tu chiamami Peter, e condividiamo lo stesso senso dell’umorismo, quindi sapevo che non se la sarebbe presa se avessi connotato il mio personaggio in maniera molto sgradevole. Rosa Hubermann non riesce a vivere appieno nel presente, fino a quando non bussa alla sua porta questo ragazzino ebreo e lei comincia a prendere coscienza della situazione di pericolo e cambia completamente, arrivando quasi sul punto di esprimere esplicitamente il proprio affetto.

Signor Percival, è stato complicato trovare le location adatte per le riprese?
Brian Percival: Abbiamo passato due settimane in cerca delle location adatte, anche se l’85% delle riprese sono avvenute in studio. La Germania è un paese che tende ad abbattere e ricostruire i propri edifici, quindi avevamo una notevole difficoltà a trovare luoghi in grado di restituire in maniera autentica l’atmosfera dell’epoca. Inoltre le condizioni meteorologiche delle città tedesche nel periodo invernale sono molto complesse e rigide, quindi per controllare la situazione delle riprese abbiamo usato il più possibile gli studios.

Qual è stato il suo intento primario nella scelta di realizzare questo film?
Brian Percival: Mi incuriosiva osservare in che modo la gente comune si sia rapportata ad eventi tragici, e quali siano state le reazioni delle persone, a volte perfino inaspettate. In quel periodo tragico alcuni hanno scelto di aderire al nazismo per ragioni ideologiche, altri lo hanno fatto per paura, mentre c’è stato chi al contrario ha deciso di ribellarsi.

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