Intervista Rooney Mara: la nuova Lisbeth Salander

Rooney Mara è la nuova Lisbeth Salander nel reboot della saga di Millennium: a roma per la presentazione del film, la Mara ha risposto alle domande che le sono state rivolte sul film e sul suo personaggio.

Intervista Rooney Mara: la nuova Lisbeth Salander
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Nelle sale italiane dal 3 febbraio, "Millennium - Uomini che odiano le donne", è già uno dei thriller più discussi e famosi dell'anno. Il film è tratto dal popolare best-seller dello scrittore svedese Stieg Larsson ed è diretto dal maestro del genere David Fincher. Interpretato da Daniel Craig nel ruolo del giornalista/detective Mikael Blomkvist e da Rooney Mara (candidata al Golden Globe come miglior attrice) in quello della tenebrosa eroina Lisbeth Salander, Millennium - Uomini che odiano le donne trascina lo spettatore in un'indagine al cardiopalma, fra oscuri segreti che riemergono dal passato ed una misteriosa minaccia legata al clan dei Vanger, una potente dinastia con qualche scheletro nell'armadio...
A Roma per la presentazione del film alla stampa, Rooney Mara ha risposto alle domande che le sono state rivolte sul film e sul suo personaggio.

Qual è stata la difficoltà maggiore nell'interpretare un personaggio difficile come Lisbeth?
Lisbeth è una persona complessa. Ma sicuramente la cosa difficile nell'interpretarla è stata il fatto che lei evita il contatto visivo con gli altri, è sfuggente: dato che guardare le persone con cui si sta parlando è una delle cose più naturali, evitare di farlo è stata una delle sfide più grandi nell'interpretazione di questo personaggio.

Rispetto alla trilogia di film originale e al naturale paragone fra la sua interpretazione e quella di Noomi Rapace, che ci dice?
Ho visto il film svedese tratto da Millennium - Uomini che odiano le donne e ne sono rimasta molto colpita, ma ho anche letto tutti e tre i libri e da lì hai già tutte le informazioni sui personaggi, non ti serve altro. La nostra intenzione era quella di prendere spunto dalla trilogia di Larsson, non dalla versione cinematografica svedese. Non voglio fare paragoni tra la mia interpretazione e quella di Noomi Rapace. Quando ho visto il film ho pensato che lei fosse fantastica, ma siamo due cose diverse, non possiamo essere paragonate, non saprei neanche spiegare a parole la differenza tra la mia Lisbeth e la sua.

Tra Lisbeth e Mikael, si ha l'impressione che il 'maschio' della coppia sia Lisbeth...
In realtà non è stato così difficile il ribaltamento dei classici ruoli di genere, Daniel non è poi così maschile (ride). Non penso che la situazione in cui è la donna a fare la parte dell' “uomo” sia così atipica, è più comune di quanto non si creda. Comunque interpretare questa inversione di ruoli è stato più divertente che difficile.

Il film è ambientato in Svezia. Lei e Daniel Craig avete lavorato sull'accento, in qualche modo?
Daniel Craig non ha dovuto fingere un accento, perchè molti degli svedesi istruiti, come i giornalisti, parlano inglese con un accento british. Io ho cambiato il mio accento perché comunque si tratta di un film ambientato in Europa.

Sappiamo che calarsi nei panni di Lisbeth è stato a dir poco impegnativo. Cosa ci dice in proposito?
Ogni ruolo è estremamente impegnativo, ti senti responsabile per il personaggio che devi interpretare, do sempre e comunque il 100%. Per me la preparazione ad un ruolo è sempre coinvolgente perchè il lavoro è lavoro, non faccio differenze. Certo è che magari non per tutti i ruoli ci vogliono tempi così lunghi per entrare nel personaggio.

Si è documentata sulla cultura punk per interpretarne una?
Non ero un'esperta della cultura punk, prima di questo film. Ad ogni modo, non credo che Lisbeth sia una 'semplice' punk, lei non appartiene a nessun gruppo, non si rifa a nessuna subcultura. Lisbeth Salander non fa parte di niente: è semplicemente unica.
Ciò che più mi piace di lei è proprio che non è paragonabile a nessuno, è unica, non segue le idee degli altri, non ha bisogno di rispecchiarsi in niente. Anche io, come lei, sono un po`una solitaria. Anzi, direi...molto! Mi piace ogni tanto stare sola con me stessa, mi ci trovo bene.
Non la descriverei come una ribelle o come qualcuno che lotta contro le ingiustizie: lei non lotta nel nome di qualcosa, non vuole cambiare il mondo. Semplicemente, reagisce se qualcuno si intromette nella sua vita e cerca di riprenderne il controllo. Non è semplicemente ribellione, è che Lisbeth fondamentalmente vuole essere lasciata in pace, vuole passare inosservata e se serve si batte affinché ciò avvenga.

Quest'esperienza così estrema cosa le ha insegnato?
Credo che ogni personaggio ti insegni qualcosa; io sono cresciuta molto con questa esperienza, la mia vita è cambiata. Ho imparato molto da David, da tutti quanti, dal fatto di vivere per un lungo periodo in un altro paese che non fosse il mio. Cosa ho imparato in particolare? Preferisco tenerlo per me!

E del suo personaggio, cosa le è rimasto?
Il dolore di Lisbeth mi ha colpita, ma in fondo ogni personaggio ti coinvolge, ti lascia qualcosa. La spiegazione della rabbia di Lisbeth è tutta nelle pagine del romanzo, lì si trovano tutte le spiegazioni, viene illustrato il suo passato e riesci a capire da dove viene questa giovane donna.

Quanto è stato complesso girare le scene più scabrose?
Durante il film ci sono varie scene, anche violente, di sesso e di nudo. Io mi sentivo comunque a mio agio, è una parte importante del film e del personaggio: Lisbeth è una a suo agio con il proprio corpo, con la propria sessualità e così ho dovuto fare io. Nelle scene di nudo immaginavo di essere Lisbeth, non me stessa, e lei non si sarebbe sentita a disagio.

Cosa la spinge ad accettare un ruolo in un film? C'è analogia fra lei e Lisbeth, in questo?
Lisbeth nel film dice che accetta solo i casi che le interessano: nell'indagine che le propone Blomkvist (Daniel Craig), ciò che la colpisce è la lunga storia di violenza sulle donne e lei è stata da sempre una vittima degli abusi degli uomini, per cui si sente in qualche modo coinvolta. Cosa spinge me ad accettare un lavoro? Non saprei spiegarlo a parole, è una questione di pancia.

Com'è stato lavorare con star quali Daniel Craig?
Lavorare con Daniel Craig è stato grandioso, mi sentivo in dovere di sfruttare ogni attimo per imparare qualcosa da lui, ma Daniel mi ha sempre trattata da pari, è stato molto generoso con me. Adoro lavorare con David Fincher, è quello che sul set da' più di tutti, è il più preparato sui personaggi e sulla storia. È collaborativo, ama stare lì a discuterne, a parlarne con te.

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