Intervista Lo Hobbit: Evangeline Lilly

L'interprete di Tauriel ci racconta la sua esperienza nella Terra di Mezzo

Intervista Lo Hobbit: Evangeline Lilly
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È ormai nelle sale da un po', con grande successo, Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug, il secondo film della trilogia dall'adattamento del popolare capolavoro senza tempo The Hobbit, di J.R.R. Tolkien. Dal regista premio Oscar Peter Jackson ecco arrivare un'altra storia ambientata nella Terra di Mezzo, 60 anni prima de Il Signore degli Anelli portato in scena sul grande schermo sempre da Jackson e dal suo team. Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug è dunque il proseguimento delle avventure di Bilbo Baggins, in viaggio con il Mago Gandalf e tredici temerari Nani, guidati da Thorin Scudodiquercia, in un'epica battaglia per la riconquista della Montagna Solitaria ed il perduto Regno dei Nani di Erebor.
In La Desolazione di Smaug ritroviamo nuovi e vecchi amici, e tra questi due elfi in particolare: il mitico Legolas (Orlando Bloom) e l'inedita Tauriel, interpretata da Evangeline Lilly, che in quest'intervista ci racconta la sua esperienza nella Terra di Mezzo.

Come sei stata coinvolta in Lo Hobbit: La desolazione di Smaug? Avevi letto il libro?
EVANGELINE LILLY: Sono stata in qualche modo catturata da questo progetto. Ero a letto, dopo aver avuto il mio primo bambino, e ho ricevuto una chiamata in cui mi è stato detto “Peter Jackson vorrebbe che tu interpretassi un elfo nel suo prossimo film sugli Hobbit. Ti dispiacerebbe sentire per telefono i suoi collaboratori e discutere l’eventualità?”
Pensavo che a quel punto della mia vita mi sarei ritirata dalle scene, stavo entrando nel momento della vita in cui ci si dedica alla maternità, e volevo cimentarmi con la scrittura. La mia attenzione si era distolta dalla recitazione. Lo Hobbit è stato il mio libro preferito quando ero un’adolescente. L’adattamento cinematografico di Peter Jackson de Il Signore degli anelli fa parte dei miei film preferiti. Inoltre ero una grande fan di J.R.R. Tolkien, la trilogia de Il Signore degli anelli e in generale di tutti i lavori di Tolkien. Quindi ho pensato “Cavolo devo farlo. Non posso dire di no, proprio non posso. Nonostante desideri dedicarmi ad altro, devo accettare questa opportunità”.
Sapevo inoltre da diverse persone del settore che avevano lavorato con Peter e i suoi collaboratori che sono delle persone fantastiche. È meraviglioso lavorare con loro. Quindi ho accettato e mi hanno detto che volevano che interpretassi un elfo dei boschi. Gli elfi dei boschi sono i miei personaggi preferiti. Da bambina mi piaceva fantasticare e far finta di essere un elfo dei boschi. Non potevo dire di no.

Hai preso un volo per la Nuova Zelanda con bebè a rimorchio?
EVANGELINE LILLY: [Ride] Già, e lo allattavo tra una ripresa e l’altra. Avevo un costume che si allacciava come quelli medievali, con i lacci davanti. Poi, una volta che toglievi quello strato, c’era l’allacciatura sulla schiena. Una volta che toglievi anche quello strato, c’era una cerniera davanti. Rimossa quella c’era un body. Dovevo allattarlo ogni tre ore, quindi lavoravo, poi correvo in camerino dove mi aspettavano le costumiste per strapparmi tutti questi strati di dosso. Così allattavo e poi mi rimettevo tutto addosso e tornavo frettolosamente sul set. È stato molto difficile.
Il tempismo non è stato perfetto, ma forse alla fine è stato giusto così perché avevo i miei pensieri talmente focalizzati sulla maternità e il bambino che ero rilassata per tutto il resto. Voglio dire, far parte di questo franchise può essere estenuante. La pressione è tanta, ma la mia attenzione era concentrata altrove ed ero molto rilassata sul set e mi sono molto divertita. Non ci ho pensato più di tanto. E, come risultato, penso di aver dato una migliore interpretazione proprio perché ero così serena. È stato fantastico. [Ride]

Il tuo personaggio, Tauriel, è un personaggio nuovo che non viene espressamente descritto nel libro. L’hai vista come un’opportunità di dare il tuo contributo al personaggio? E quali sono state le discussioni tra te e gli sceneggiatori?
EVANGELINE LILLY: Sì. Sono stata molto fortunata proprio perché il mio personaggio era nuovo di zecca, quindi avevo molta libertà d’interpretazione. C’era anche molta libertà da parte degli sceneggiatori di coinvolgermi e chiedermi: “Come la vedresti, come vorresti interpretarla?”. Non ho mai lavorato in una situazione in cui gli sceneggiatori collaborano così tanto con un attore.
Il procedimento è stato molto intimo. Sono stata invitata a casa di Philippa Boyens per sedermi a tavolino con Peter Jackson, Fran Walsh, la stessa Philippa, e rivedere le pagine della sceneggiatura che andava completata con il mio contributo. E avevo facoltà di dire, “Penso che potrebbe fare così. E cosa ne pensate se facesse questo? No, sì?” È alquanto pressante la prima volta che dici a degli sceneggiatori vincitori di premio Oscar “Non credo proprio!”. [Ride] Pensavo “Come ho potuto? È davvero inappropriato da parte mia!” Ma questa è la dimostrazione di quanto siano umili, aperti e collaborativi, al punto che erano disposti a sentire il mio parere.
Perciò penso di essere stata in grado di trasmettere molte delle mie idee e sensazioni su Tauriel nel personaggio, e questo naturalmente è un’arma a doppio taglio. Perché se il mondo ne è a conoscenza, sarà molto arrabbiato con me se il personaggio non piace. Ma sono pronta ad affrontare le masse che mi vogliono far bruciare sul rogo. [Ride]. Quindi va bene così. Penso sia divertente.

Parlaci di Tauriel. Che tipo è? Cosa ti piace di lei?
EVANGELINE LILLY: Queste sono ottime domande complementari. Non saprei descriverla meglio se non dicendo questo: Tauriel è una donna di potere perché è a capo della Guardia di Elven, quindi è in una posizione di leadership. È una guerriera spietata, precisa e di talento. Falcia gli Orchi come se fossero fili d’erba.
Lei combatte per la verità e la giustizia. Quando vedo i film in cui le donne pigliano a calci i loro avversari, la loro aggressività sembra quella di una donna che imita un uomo. Penso sia controproducente per l’auto-affermazione femminile perché non credo che le donne debbano aspirare ad essere come gli uomini. Penso che le donne debbano aspirare ad essere le più incredibili e potenti versioni di loro stesse, che io personalmente ritengo passi attraverso le virtù femminili, quali la compassione, la grazia, l’amore, la bellezza e tutto ciò che rifulge dall’anima.
Quindi quando penso a Tauriel, sono sempre titubante nell’interpretare una donna che va in giro ad uccidere perché non credo in quel genere di messaggio. Ma nel film de Lo Hobbit, quasi ogni singolo personaggio maschile è mosso da desideri egoisti. Tauriel è uno dei pochi personaggi nei film mosso dalla giustizia e dalla verità. È questo il motivo per cui combatte; ciò che la motiva — la sua compassione per i deboli, e i sofferenti; e il suo desiderio di combattere per la giustizia e la verità- Questo è ciò che mi piace di più di lei.

Qual è la reazione di Tauriel quando incontra i Nani?
EVANGELINE LILLY: Tutti gli elfi dei boschi e gli elfi Silvani odiano i Nani. Hanno una certa animosità, per via delle vecchie rivalità. Ma ciò che è meraviglioso è che Tauriel inizia a vedere l'umanità innata dei nani. Ciò che intendo è che lei inizia a intravedere che non sono poi così diversi, i nani e gli elfi. Ci sono una miriade di affinità tra esseri che posseggono quella consapevolezza e presenza di spirito che consideriamo come caratteristica umana riconducibile ad avere un’anima, raziocinio, intelligenza. Tauriel si accorge, attraverso la gioia di vivere dei Nani, alcuni dei difetti della sua gente — il modo in cui sono iper-controllati, strutturati, superdisciplinati. Perciò Tauriel cambia idea sui Nani.

Come è stato per te lavorare con Peter Jackson?
EVANGELINE LILLY: Peter è il tipo di regista che preferisco perché non si prende troppo sul serio. Ha una formazione nel genere horror, e i primi film li ha girati nel cortile di casa sua, è così che ha iniziato a fare cinema. E continua ad avere lo stesso approccio, grazie al cielo, non è diventato uno di quei guru del cinema che credono di fare spuntare il sole e la luna a loro piacimento. Vuole sempre ridere. Vuole sempre fare il burlone. È molto umile e dolce.

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