Intervista John Turturro: Gigolò per caso

Quattro chiacchiere col cineasta italoamericano che ha conquistato Woody Allen

Intervista John Turturro: Gigolò per caso
Articolo a cura di

Non importa quanti altri ruoli memorabili ricopirà, con quali grandi registi lavorerà. Non importa nemmeno se la sua carriera registica un giorno surclasserà quella attoriale. John Turturro, nell’immaginario comune dello spettatore medio, resterà sempre Jesus, “quello che lecca la palla da bowling ne Il grande Lebowski”, quello vestito di viola, dinoccolato e un po’ matto.
E forse, in fondo, un pochino questa è una verità, anche se oggi l’italoamericano nato a Brooklyn e legato a tutte le sue radici ha i capelli grigi e per consuetudine parla a voce bassa senza tradire alcun accento.
Arriva nella stanza di un hotel di lusso di Roma, dove è venuto a presentare il suo nuovo lavoro da regista e protagonista, Gigolò per caso, e stringe la mano ai presenti. Sorride a occhi bassi, quasi fosse un ragazzino timido, risponde a ogni domanda con precisione. E ogni tanto infila nelle frasi qualche parola in italiano. La sensazione immediata è quella di trovarsi di fronte a un uomo vero, uno che recita davanti alla macchina da presa, ma non nella vita. E in fondo, guardando il suo film, si capisce benissimo che la sincerità è la cifra che più lo caratterizza.

Reinventarsi e scoprire il prossimo

Nei tuoi film sei sempre molto sincero. Non hai paura di mostrare te stesso. Qui però la nudità, anche se c’è, non la vediamo mai.
Sicuramente si riuscirà a immaginare anche quello che non si vede. Questa è stata una mia scelta personale, ben precisa, quella di lasciar immaginare certe cose e non mostrarle. Avrei potuto benissimo aggiungere qua e là delle scene più esplicite. Ma a volte lasciare lo spazio all’immaginazione può avere degli effetti anche più forti, più efficaci. L’argomento principale del film poi non è il bisogno di sessualità, ma di un contatto fisico, un rapporto con gli altri. La prostituzione in questo senso diventa una metafora: volevo esplorare il bisogno che abbiamo tutti noi di esplorare diversi tipi di relazioni, diversi tipi di rapporti con le altre persone.

La cosa curiosa però è che queste esplorazioni le compiono persone non più giovanissime o alle prese con la prima cotta.
Nel film si vedono anche persone di diverse età, come Woody e me, non più giovanissimi, ma che cercano di reinventarsi, soprattutto per motivi economici. Credo che questa sia una cosa che oramai capita a tutti. Ogni dieci anni circa ci capita di reinventarci. È la cosa che mi è piaciuta di più portare in scena: queste persone, e tutti noi, sono come dei diciottenni. Esistono sempre cose che non hai mai fatto, anche se hai esperienza, e qui tutti quanti sono abbastanza adulti ma si ritrovano a che fare ciascuno con un’esperienza nuova. Questo nella vita capita a chiunque: ci si ritrova a che fare con un divorzio, la perdita di un lavoro, una morte... e bisogna improvvisamente ricominciare nuovamente da capo. Reinventare una nuova vita, costruire un nuovo rapporto... non è facile, soprattutto quando si è abituati a vivere la propria esistenza in un certo modo. Ho voluto esplorare tutto questo e metterlo in un film in modo che fosse sì divertente, ma anche toccante.

Sulla genesi del film: è vera la leggenda del barbiere che ha fatto incontrare lei e Woody Allen?
Sì, poiché abbiamo lo stesso barbiere. E lui pensava che saremmo andati d’accordo. Andando a farmi tagliare i capelli, gli avevo raccontato dell’idea di questa storia, ma non pensavo mai che lui lo avrebbe detto a Woody. Ad Allen è piaciuta, quindi mi ha chiamato, ci siamo incontrati e insieme abbiamo deciso che io avrei diretto il film e lui mi avrebbe dato tutti i suoi consigli e anche le sue più brutali critiche.

Woody ha apportato delle modifiche alla sceneggiatura originale? Magari scrivendo da solo il suo personaggio?
No, sono stato io a scrivere il suo personaggio. Però mi ha molto facilitato il fatto che durante questo processo di scrittura ho anche lavorato con Woody a teatro. Quindi ho avuto modo di conoscerlo da vicino, di sentirlo parlare.. e mentre scrivevo le sue battute avevo in testa la sua voce. Lui man mano mi ha anche detto cosa non gli piaceva, qualche volta, e cosa sentiva più suo, ma il personaggio, come gli altri, è stato scritto interamente da me. Ovviamente lo conoscevo bene, per tutti i suoi film che ho visto e rivisto, quindi questo ha fatto sì che scrivere il suo personaggio risultasse per me molto più semplice del previsto. Ovviamente quando poi ci siamo trovati sul set gli ho detto che se ogni tanto avesse voluto improvvisare, avrebbe avuto la completa facoltà di farlo.

In effetti è talmente adatto all’attore che lo interpreta che potrebbe sembrare scritto da Allen..
È un personaggio che ormai conosciamo talmente bene, con la sua maniera di parlare (risponde all’intera domanda imitando la voce, la cadenza e la gestualità di Woody Allen), che anche mentre lo scrivevo non potevo fare a meno di pensare che lo avrebbe interpretato lui, quindi anche le battute che avrebbe pronunciato mi sono venute in mente in base a quello. Il suo poi è un personaggio talmente forte, caratterizzato, che non è stato difficile. Poi lui è un tipo molto diretto: nel dirmi ciò che non gli piaceva è stato anche molto duro a volte. Ha voluto che il suo personaggio non apparire troppo sciocco o superficiale. Ha anche insistito però perché fosse tutto assolutamente mio, che tirassi fuori la mia personalità. Ho apprezzato davvero tanto la sua collaborazione poiché non è una cosa che capita molto spesso.

È anche una commedia sulle donne: ci sono dei personaggi femminili molto interessanti.
Esatto! Le donne sono una componente molto importante. Direi fondamentale, visto l’argomento. Vanessa Paradis è stata la mia prima scelta. Avrei dovuto girare un altro film con lei, “Questi fantasmi”. Ero convinto che sarebbe stato quello il film con cui avremmo lavorato insieme. Avevo avuto modo di vederla in alcuni film e avevo preso contatti con il suo agente. Poi fu lui a propormela quando lesse la sceneggiatura del film. All’inizio non pensavo che fosse adatta per questo ruolo. Poi invece l’ho incontrata, ho rivisto alcune sue vecchie cose, abbiamo fatto delle prove e oggi devo dire che non saprei vedere nessun’altra al suo posto.

Per quanto riguarda le due ricche signore, invece, ha pensato subito a Sharon Stone e Sofia Vergara?
Conoscevo bene Sharon, avevo visto tutti i suoi film e sapevo che sarebbe stata perfetta per il ruolo. Sì, ho pensato subito a lei. Per quanto riguarda Sofia Vergara, dato che l’ho sempre conosciuta come una persona estremamente divertente e spiritosa, pensavo che si sarebbe anche divertita a interpretare questa donna così libera che vuole provare qualunque cosa.

Che voto dai a: Gigolò per caso

Media Voto Utenti
Voti: 7
6.4
nd