Intervista Intervista a Francois Ozon

Intervistiamo a Francois Ozon, il noto regista francese ora nei cinema con Nella casa

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In occasione dell'uscita nelle sale del suo ultimo film Nella Casa, storia molto intrigante che corre lungo il labile confine tra realtà e finzione, abbiamo incontrato il regista francese Francois Ozon. Simpatico e molto disponibile nel rispondere a tutte le domande, Ozon ci ha raccontato qual è stata la genesi di questo lavoro e quali sono i suoi progetti futuri.

D: Nel film tutto avviene quasi in un unico luogo: volevo una sua riflessione su questo.

Ozon: La pièce a cui il film s'ispira si chiama Il ragazzo dell'ultimo banco, ma non rispecchiava questo titolo il film che io volevo fare. Naturalmente quando si fa un adattamento si tradisce il materiale originario e io volevo prendere alcune tematiche relative al mio lavoro. Il film avrebbe potuto anche intitolarsi 'Nel film' o 'Nel libro', in quanto mi interessava soprattutto la materia che riflette il processo della creazione artistica.
D: Il titolo della pièce viene riportato nel film in quanto indica il ragazzo seduto all'ultimo banco che vede tutti ma nessuno lo vede. Secondo lei, per essere un buon narratore, per raccontare storie che coinvolgano come è riuscito a fare in questo film, bisogna necessariamente passare per il voyeurismo?
Ozon: Sì nel senso che io ho bisogno di partire da una base di realtà per poter raccontare una storia, e quindi ho bisogno di partire da un'informazione. Per informarmi posso fare una ricerca oppure posso osservare quello che mi sta intorno. Osservare quello che accade per strada oppure ascoltare la storia che mi racconta un amico, ma non sono certo che si tratti di voyeurismo, credo che abbia più a che vedere con una realtà che viene poi rielaborata nella finzione che uno crea.

D: Com'è stato l'approccio al film partendo da una commedia teatrale?
Ozon: Io ho più volte fatto degli adattamenti da pièce teatrali nei miei film, 8 donne e un mistero, Potiche e anche Gocce d'acqua su pietre roventi era tratto da Fassbinder. Nei miei precedenti adattamenti quello che ho voluto è stato conservare l'essenza della teatralità del materiale originario nel film. Preservarlo. Qui invece volevo fare il contrario, ovvero far dimenticare che fosse un lavoro teatrale e immergere lo spettatore in un'opera puramente cinematografica e quindi era importante trovare un linguaggio cinematografico per poterlo fare e cancellare gli elementi di teatralità presenti nella pièce. Per fare questo ho scelto di tradurre il materiale in un linguaggio più realistico. A un certo punto però ho reintegrato un elemento teatrale che è un dispositivo tipico del teatro che aveva però usato Bergman ne Il posto delle fragole e che ha ripreso poi Woody Allen in più di un film, che è quello di dare corpo al personaggio di Germain nel racconto di Claude, a testimonianza di un investimento emotivo molto forte.

D: Le voci sono molto importanti in questo film. Noi abbiamo visto però il film doppiato. Volevo sapere secondo lei quanto il doppiaggio possa influire sull'esperienza visiva in questo film in particolare e anche in generale al cinema.
Ozon:
Be', non ho scelta in merito a questa questione. Ci sono tre Paesi che impongono il doppiaggio, pena il fatto che il pubblico non vada a vedere il film: e questi sono la Germania, la Spagna e l'Italia. Anche noi in Francia usavamo molto il doppiaggio, mentre adesso stanno prendendo piede molto i sottotitoli e il doppiaggio è limitato ai grandi blockbuster americani. Per il resto ci si sta abituando al sottotitolo, e io lo preferirei per i miei film ma non ho davvero scelta. Ricordo peraltro quando uscì 8 donne e un mistero in Italia, chiesi al distributore di allora di avere otto grandi dive del cinema italiano tipo Gina Lollobrigida, Sophia Loren, a doppiare le otto interpreti del film, ma mi dissero che non era assolutamente possibile. Invece in Germania il film uscì doppiato da otto dive tedesche quindi ci fu davvero un doppio casting. Nel caso di Nella casa posso davvero solo fidarmi del distributore, del fatto che sia un doppiaggio di qualità, anche perché Luchini è molto difficile da doppiare in quanto ha un modo di parlare davvero molto ‘francese', molto particolare. In generale comunque funziona meglio in termini di adattamento labiale il doppiaggio italiano rispetto a quello tedesco perché c'è la stessa radice latina.

D: Volevo sapere qualcosa in merito alla solitudine che poi genera la noia che poi è alla base di tutto ciò che accade nel film: dal professore al ragazzo sino ai personaggi della famiglia che diventa oggetto d'ossessione del ragazzo.
Ozon:
Sì, quello che mi ha interessato nel film è stato tratteggiare tutti i personaggi come malinconici, in qualche modo persi, smarriti, alla ricerca di un senso nella vita e di un desiderio, di qualcosa che li riaccenda. E, vi sembrerà paradossale, ma per me la fine del film è un happy end. Due solitudini che si ritrovano, due vite sradicate dalla realtà che danno un senso alla loro vita solo nella capacità di proiettarsi nelle storie che cercano di raccontare.

D: Claude è diviso tra tre padri. Il padre reale che è a casa, poi c'è il padre della famiglia in cui lui s'insinua e poi c'è il personaggio di Fabrice Luchini che è poi quello che lui sceglie. Volevo da lei una riflessione su questo concetto della ricerca del padre.
Ozon:
È molto giusta la sua osservazione. Mi sono chiesto a lungo se fosse giusto o no mostrare il vero padre di Claude, ma alla fine ho pensato che fosse importante per far capire il motivo per cui Claude è così ossessionato dalla ricerca di una famiglia ‘normale', così alla ricerca di un posto nella vita.

D: Volevo sapere se aveva già concluso qualche altro progetto, e se c'era la possibilità che partecipasse a Cannes.
Ozon: Ho finito da poco Jeune & Jolie (giovane e carina), un film che parla della storia di un'adolescente che scopre la sua sessualità. E proprio stasera saprò se è stato selezionato o no per il festival di Cannes, ma sono pessimista perché i miei film precedenti sono stati tutti scartati.

D: Nel suo film il Cinema è l'unico ‘luogo' d'incontro tra Germaine e sua moglie. Per lei il cinema ha davvero questa valenza conciliante?
Ozon:
Nel film il Cinema riesce a conciliare forme d'arte agli antipodi, il classicismo di Germaine, e la ricerca di modernità di sua moglie. Per quanto mi riguarda sì, il cinema è un luogo che concilia tutte le altre arti, ed è la mia forma artistica.

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