Intervista Il Ricatto: Eugenio Mira

Quattro chiacchiere con il regista del nuovo film con Elijah Wood e John Cusack

Intervista Il Ricatto: Eugenio Mira
Articolo a cura di

Eugenio Mira è al suo terzo lungometraggio. Spagnolo, per la precisione valenciano, è uno che punta molto in alto. È passato dalla composizione musicale alla recitazione, alla regia, con la stessa disinvoltura con cui si assaggiano diverse portate a un buffet, e oggi il suo terzo film, Il ricatto, trova una distribuzione internazionale.
Storia di un pianista che riceve una folle e insensata minaccia di morte che coinvolge lui e la sua fidanzata, si rifà alle atmosfere della suspence classica, citando Alfred Hitchcock non solo nel titolo, ma in tutto il film. Il povero Tom (interpretato da un inedito Elijah Wood) non può sbagliare nemmeno una nota durante il concerto che segna il suo ritorno sul palcoscenico dopo diversi anni, come se già non bastasse la tensione che deriva dal pubblico...
I riferimenti al maestro del brivido sono chiarissimi, ed è stato proprio questo che abbiamo voluto domandare a Mira, come prima cosa, al Festival di Torino, dove il film è stato presentato in anteprima.

Sulle orme di Hitchcock

Hitchcock, eh?
Già, Hitchcock! Sono stato molto fortunato perché lo sceneggiatore ama Hitchcock profondamente. Alla fine è come all’opera: il regista è il direttore dell’orchestra quando dirige qualcosa scritto da altri. Quindi mi sento fortunato.

Quindi cosa ti ha ispirato di più? Paura in palcoscenico? L’altro uomo? Nodo alla gola? Quale film?
Credo che Nodo alla gola sia stato il primo film di Hitchcock che ha attirato la mia attenzione quando ero un ragazzino. Ho notato subito le lunghe sequenze di ripresa, che non erano un mero esercizio di stile, ma che convogliavano al loro interno tutta una lunga serie di eventi all’interno di una singola unità. Ma il più grosso riferimento per me è stato L’uomo che sapeva troppo, soprattutto per la scena dell’omicidio. E poi mi andava molto di omaggiare l’omicidio de Il Padrino.

Sì, con la Cavalleria Rusticana...
Cavalleria Rusticana, giusto!

Tu riveli il villain solo alla fine dell’intero film, il che diverge da Hitchcock, almeno il più delle volte. Per tutta la durata il cattivo è solo una voce off nella pellicola...
L’idea non è stata mia, ad essere onesto: era già nella sceneggiatura. L’autore dello script era indeciso se portarla avanti realmente fino alla fine, ma a me piaceva molto come soluzione, quindi l’ho proposta e tutti hanno accettato.


Elijah Wood e John Cusack: non è così facile avere insieme due attori del loro calibro come protagonisti. Questo non è il tuo primo film, ma non sei ancora così famoso da ottenere tali scritture facilmente...
Infatti, questo è il mio terzo lungometraggio, dopo The Birthday e Agnosia, ma non hanno avuto molta eco, quindi avere John ed Elijah è un miracolo. Avevo un target all’inizio, uno scopo per chi doveva distribuire sin dalla fase di pre-produzione: avrei dovuto inserire un nome importante nei credits per le vendite internazionali del film, che è stato prodotto in Spagna. C’è una politica ben precisa, e questa è l’unica cosa che interessa a chi deve spendere dei soldi per acquisire i diritti di una pellicola come questa. Quindi, come puoi immaginare, ci sono cose che dipendono da te e cose che dipendono da altri. E puoi solo sperare che tutti facciano bene il proprio mestiere e che tutto vada per il meglio. C’erano dei nomi che stavamo valutando. John Cusack era il mio preferito e lo abbiamo semplicemente chiamato mandandogli lo script. Un attore come lui avrebbe potuto semplicemente rispondere di no, e io non avrei smesso di essere un suo ammiratore. Ma rispose di sì, invece, rendendomi molto felice. Era la mia prima scelta ed è andata subito in porto.

E come è andata invece con Elijah Wood?
Per quanto riguarda Elijah invece, ci siamo incontrati di persona, al Fantastic Fest di Austin, Texas. Fu un caso: lui era entrato a vedere il mio secondo film, Agnosia, e abbiamo iniziato a chiacchierare, a vedere altri film insieme, come fossimo vecchi amici. Fu con lo stesso spirito che quando ci incontrammo di nuovo gli feci leggere lo script. Gli piacque molto e allora ho pensato che lui fosse perfetto per il ruolo di Tom Selznick.

Una bella sfida

Immagino che Cusack sia stato pochissimo tempo sul set, si direbbe solo qualche ora!
Ha dovuto fare pochissime riprese, tutte concentrate, a Barcellona.

E per quanto riguarda la voce off?
Abbiamo registrato tutto nello stesso periodo concentrato, in uno studio che si trova sempre a Barcellona. Abbiamo fatto tutto assieme per quanto riguarda il suo ruolo, e lui era assolutamente d’accordo con questo approccio. Le registrazioni hanno preso solo quattro ore di lavoro, in questo modo sono state molto spontanee. È stata un’esperienza piuttosto unica nel suo genere, sia per lui che per noi.

È corretto dire che adori il Dolly?
Assolutamente! (ride) Lo amo! Se guardi questo è un adventure e un mistery su un tipo che suona il piano, quindi dovevo dargli un po’ di movimento. Ho voluto fare un’operazione che definirei “overdirecting”. Mia moglie lo adora. C’è un approccio che rivela sempre un particolare in più.

Devi aver incontrato delle difficoltà con la fotografia, poiché il piano che avete utilizzato ha una grossa superficie molto riflettente...
Infatti è stato così. Potevamo certamente correggere digitalmente tutti gli errori, ma abbiamo deciso che la maggior parte delle soluzioni sarebbe stata fisica, concreta. Come utilizzare dei pannelli neri simili a quelli che usano i fotografi per minimizzare i riflessi. Questo è molto meno laborioso rispetto al rimuovere ogni riflesso digitalmente, perché poi devi ricostruire intere porzioni di inquadratura. Il che sarebbe stato impossibile per noi. Molti pensano che il digitale sia sempre la soluzione più facile, ma non è così.

Però è anche una bella sfida.
Lo è, ma mi piace sempre affrontarne. Pensa che se me lo avessi chiesto tempo fa ti avrei risposto che non avrei mai girato un film che aveva un pianista come protagonista, perché c’è troppo di me, che sono compositore. Un piano era nel mio primo film, The Birthday, mentre Agnosia doveva essere qualcosa di molto spagnolo, ma alla fine è uscito fuori un melodramma di ispirazione italiana, poiché adoro Visconti.

Ho letto che ti piace molto anche Dario Argento...
Molte persone hanno detto questa cosa di me, ed è divertente perché penso di aver visto il primo film di Dario Argento a nove anni. Ma vedevo anche un sacco di musical, come quelli di Vince Minnelli e credo che siano stati molto più quelli a influenzare la mia vita. Non sono interessato a musical multi-camera, come Chicago o Mulin Rouge!, mi interessa un approccio più classico.

Devo dirti una cosa: ammiro follemente il fatto che hai lavorato con l’uomo che ha tenuto alto il boombox!
Oh, mio Dio! Ci penso sempre anche io! E anche con Frodo!

Che voto dai a: Il Ricatto

Media Voto Utenti
Voti: 5
6.6
nd