Intervista Gemma Bovery: Anne Fontaine

La regista di Coco avant Chanel ci racconta i retroscena della sua ultima opera...

Intervista Gemma Bovery: Anne Fontaine
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Da poco nelle sale, Gemma Bovery racconta una strana storia: quella di Martin, un intellettuale parigino riciclatosi, più o meno volontariamente, come panettiere in un paesino della Normandia. Delle sue ambizioni di gioventù gli rimane una fervida immaginazione e una passione mai sopita per la grande letteratura, in particolare per le opere di Gustave Flaubert. Questa passione si risveglia quando una coppia di inglesi, dai nomi a lui curiosamente familiari, si trasferisce in un rustico nelle vicinanze. I nuovi arrivati si chiamano difatti Gemma e Charles Bovery, e persino i loro comportamenti sembrano rispecchiarsi in quelli del celebre romanzo Madame Bovary. Martin si prodiga affinché il destino della coppia non segua la stessa trama, ma la bella Gemma Bovery non ha letto i classici della letteratura e intende vivere la propria vita come più le piace...
Il film, diretto dalla Anne Fontaine a cui dobbiamo anche Coco avant Chanel, Il mio migliore incubo (Mon pire cauchemar) e Two Mothers, è tratto dalla graphic novel omonima di Posy Simmonds e vede tra i protagonisti Fabrice Luchini e Gemma Arterton. In questa intervista, la Fontaine ci spiega qualche interessante curiosità sulla pellicola.

Dalla graphic novel al cinema

Come ha scoperto la graphic novel di Posy Simmonds?
Conoscevo Posy Simmonds per via di Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese, e il solo fatto che il libro fosse intitolato Gemma Bovery mi intrigava molto: il gioco di parole su un archetipo letterario femminile mi sembrava promettente e divertente. Quando ho letto la graphic novel, i personaggi mi hanno intrigata e toccata nel profondo: ho percepito chiaramente il loro potenziale comico e la loro profondità umana, e sono stata sedotta dal tono dell’autrice, tra commedia feroce e formidabile ironia. Sono rimasta anche colpita dal curioso incontro tra un panettiere e quella giovane e moderna inglese che cambia la vita del protagonista nel momento in cui lo stesso pensava che la sua libido fosse sotto controllo e si considerava in “pensione” dal punto di vista sessuale ed emotivo! Ed eccolo perdere il controllo riguardo alla correlazione tra un personaggio immaginario, Emma Bovary, e la reale Gemma Bovery. Questo lato feticista mi è parso molto intrigante per una sceneggiatura. Ho cercato di essere fedele al libro, pur prendendomi delle libertà: nel libro di Posy Simmonds, il narratore, Joubert, interviene piuttosto indirettamente nella storia, mentre nel film gli ho dato una parte più importante e più spazio di manovra.

Ha scritto la sceneggiatura con Pascal Bonitzer e Posy Simmonds. Com'è stato il lavoro con loro?
Quello che mi ha colpito del tono narrativo di Posy Simmonds è il senso dell’umorismo: il panettiere depresso ha un che di Woody Allen alla francese; la fantasia e la sua stravaganza suscitano del divertimento. Quando ho incontrato Pascal, mi sono resa conto che il suo senso dell’umorismo era intriso di tristezza quando faceva parlare un personaggio: per me, questi due aspetti sono inscindibili. Il personaggio di Joubert vive indirettamente un amore in crescendo per una ragazza di un’impetuosa sensualità, ma che non lo vede come un uomo desiderabile, ma solo come un panettiere...ho pensato che il tono e lo spirito fossero essenziali per esprimere l’umorismo di questa discrepanza. Non appena abbiamo iniziato a scrivere, Pascal ed io abbiamo subito sviluppato un’empatia nei confronti del tema, e abbiamo coinvolto Posy per la stesura dei dialoghi in inglese. Si è trattato di una collaborazione preziosa, perché da un certo punto di vista è stato come se la stessimo “tradendo” l'originale e, quando discutevamo dei cambi, lei accoglieva sempre favorevolmente le nostre proposte. È stato dunque interessante poter avere un riscontro riguardo alle situazioni che sviluppavamo, basandoci su avvenimenti della storia originale, ma che non necessariamente combaciavano con la graphic novel. Per esempio, ci siamo resi conto che la narrazione del film sarebbe dovuta essere più immediata e diretta rispetto a quella del romanzo, dalla natura più letteraria.

Fabrice e Gemma

Come sono stati sviluppati i personaggi?
Volevamo che il panettiere vivesse la storia in primo piano, e che tutto l’intrigo si svolgesse attraverso il suo sguardo, al contrario del libro, che moltiplica i punti di vista, il che sarebbe stato fonte di confusione nel film. Gemma Bovery rimane piuttosto fedele al personaggio del libro; si tratta di un incrocio tra una “Madame Bovary” contemporanea e un’inglese del giorno d’oggi, incerta e scostante, che non sa come affrontare la sua vita affettiva e il magnetismo che esercita sugli uomini. In compenso, mentre nella graphic novel poteva risultare antipatica, abbiamo cercato, con Pascal, di renderla dolce e generosa: certo, manipola gli uomini, ma quasi senza rendersene conto. Stando così le cose, nel film, è meno calcolatrice e si aspetta molto dall’amore, come Madame Bovary. Nel libro, Charlie è un personaggio blando, senza carisma. Ho trovato interessante che non fosse troppo sopra le righe, ma che avesse comunque dello charme. Per quanto riguarda Patrick, nella graphic novel è un seduttore compulsivo: ho scelto di farne un personaggio più strano, più tormentato, più velenoso e, più ambiguo all’interno della storia.

Si potrebbe credere che il personaggio di Martin sia stato costruito su misura per Fabrice Luchini...
Eppure è stato ideato da un’inglese! Quando ho letto la graphic novel, mi sono immaginata subito Fabrice Luchini, non solo in quanto interprete, ma anche in quanto persona con Flaubert nel sangue. Considerando che lo conosco bene, e che l’ho sentito molto spesso parlare sentitamente di Madame Bovary, ho avuto la sensazione che quel ruolo non spettasse che a lui. Avere a disposizione un attore come Fabrice è stato fantastico, perché possiede una grande fantasia, ma è anche un grande estimatore delle parole, cosa che si ricollega al tema del film. Sono stata molto fortunata ad avere un interprete del genere nel film, perché solo Fabrice avrebbe potuto far passare questa ossessione per Madame Bovary per qualcosa di totalmente naturale.

Ha pensato a Gemma Arterton dopo aver visto Tamara Drewe?
Avevo visto Gemma in Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese e, in un certo senso, mi ero convinta che non sarebbe stata interessata ad interpretare un altro personaggio creato da Posy Simmonds. Ho quindi incontrato alcune attrici inglesi con un obiettivo in testa, quello di trovarne una che fosse sexy e parlasse il francese. Nessuna di quelle che ho incontrato, però, mi ha convinta. Finalmente, ho visto Gemma, e quando ha aperto la porta e mi ha letto un piccolo testo in francese che aveva scritto di suo pugno, ho compreso di avere per le mani una bomba atomica: Gemma emana un’energia che non può fare a meno di conquistarti. La sua è una bellezza calda e generosa, che non tiene a distanza: le sue esitazioni sono imputabili alla sua giovane età e alla sua freschezza, e non alla volontà di manipolare il prossimo. Non ho nemmeno avuto bisogno di farle fare delle prove: ha trascorso tre mesi in Francia per immergersi nella cultura locale, prima di lavorare sul personaggio. Per evitare che si irrigidisse nel recitare in francese, un rischio per gli attori che imparano una lingua straniera, le ho chiesto di spostarsi costantemente e di essere al centro dell’azione. Gemma si è presentata sul set estremamente preparata, sostenendo anche di sentirsi molto vicina al suo personaggio.

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