Intervista Edo Tagliavini e i protagonisti di Bloodline

La parola al nuovo horror italianoLa parola al nuovo horror italiano: il ferrarese classe 1971 Edo Tagliavini, regista di Bloodline, ci racconta la sua esperienza alla regia di questa piccola perla di genere tutta italiana.

Intervista Edo Tagliavini e i protagonisti di Bloodline
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Tra festival specializzati in brividi su celluloide e voci che corrono sul web in quella che ormai è una vera e propria civiltà telematica, se ne sente parlare da più di un anno. Primo lungometraggio diretto dal ferrarese classe 1971 Edo Tagliavini, Bloodline è un horror girato a basso costo che, fondendo slasher-movie, ghost-story e film di zombi, si propone di riportare nello stivale più famoso del globo quella tipologia di spettacolo su celluloide un tempo rappresentata da nomi quali Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento.
Già distribuito all'estero e aggiudicatosi diversi premi in giro per l'Italia, tra cui quelli per il miglior film, la miglior attrice protagonista, il miglior attore non protagonista e la miglior colonna sonora presso il Tenebria Film Festival, raggiunge finalmente le sale cinematografiche tricolori - a partire dal 9 Dicembre 2011 - grazie a Distribuzione indipendente, che sta provvedendo a rendere visibili al pubblico ordinario quelle opere a basso budget del tutto ignorate dalle major e da spettatori troppo impegnati a distrarsi con blockbuster a stelle e strisce e commedie proto-fiction nostrane. Proprio in occasione dell'uscita del film abbiamo avuto l'opportunità d'intervistare sia Tagliavini che i produttori Mario Calamita e Virgilio Olivari; oltre agli interpreti Francesca Faiella e Francesco Malcom, quest'ultimo ex attore hard.

Edo, tu nasci come campione di skateboard. Come sei arrivato al cinema?

Edo Tagliavini:
In realtà, quando ero piccolino desideravo diventare scienziato, in modo da creare la macchina del tempo e andare sulla Luna con la Fiat 500 (ride). A quattordici anni, in estate, ho conosciuto un ragazzo francese che mi ha fatto imparare la breakdance, praticata per un anno prima di passare allo skateboard. L'ambiente dello skate era anticonformista per forza, anche perché si tratta di uno sport creativo. Infatti, il germe della creatività è spuntato in me proprio nel periodo compreso tra la breakdance e la passione per lo skateboard, che a diciannove anni mi ha permesso di vincere il primo campionato di skate; un premio di un milione di lire che mi ha consentito di fare il giro del mondo e capire effettivamente tante cose. Poi mi sono aggiudicato uno dei cinque posti di regia presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma.

Raccontaci un po' tutto il percorso affrontato per realizzare il film...

Edo Tagliavini:
A Giugno 2009 ho incontrato Taiyo Yamanuchi, supervisore artistico del film, e ho visto una prima scrittura del lungometraggio per mano di Virgilio (Olivari, ndr), a sua volta riscritta dagli altri sceneggiatori; quindi, ho prodotto dodici differenti draft dello script e abbiamo iniziato a girare il 21 Gennaio del 2010, per concludere il 22 Febbraio successivo. Poi siamo stati fermi un mese per trovare un montatore, abbiamo iniziato a montare ad Aprile con Lorenzo Loi e a Giugno si è partiti con il montaggio sonoro. Ci sono stati problemi con la presa diretta perché le riprese del film sono state effettuate vicino a una base militare, quindi i vari segnali dei radar hanno disturbato le frequenze. Per l'inizio di Settembre Bloodline era pronto.

Come mai hai scelto l'horror per esordire?

Edo Tagliavini: E' un po' come il maialino, in tempo di crisi non si butta nulla (ride). Virgilio e Mario mi hanno proposto questo film, che già stavano facendo, mentre io ero impegnato in una commedia con Massimo Lolli ed Ezio De Caro insieme ad Anna Pavignano, sceneggiatrice de Il postino; poi, però, a causa di un finanziamento non arrivato siamo stati costretti a sospenderla. Per me è un genere non nuovo, perché il primo film che vidi, non ricordo bene, fu Phenomena di Dario Argento o Il quarto uomo di Paul Verhoeven al cinema Moderno di Ravenna, che ora è un negozio di ottica. Poi, ora ho anche curato Valdemar per il progetto collettivo su Edgar Allan Poe pensato da Domiziano Cristopharo.

Mario Calamita: Io e Virgilio ci siamo buttati nel progetto con l'intento di dare nuovo vigore al cinema di genere italiano; certo, è difficile, ma siamo convinti che qualcosa di buono si possa fare. Abbiamo scelto l'horror perché nasce da una passione a priori con il genere, ma anche perché si sposa bene con il basso costo. Per esempio, può essere fatto da attori sconosciuti, come accadde per Johnny Depp ai tempi del primo Nightmare. Poi piace ai teen-ager di tutto il mondo.

 Quali sono i film e i registi che ti piacciono?

Edo Tagliavini: Il cinema mi piace tutto, quando il biglietto costava meno ci andavo anche cinque o sei volte a settimana. Ovviamente, cresco con gli horror di Sam Raimi e John Carpenter, ma il mio vero
ispiratore è Werner Herzog, infatti considero uno dei miei tre film preferiti Fitzcarraldo. Poi, ovviamente, a parte James Cameron ed Elio Petri mi piacciono Terry Gilliam e David Cronenberg. Diciamo che mi piace il cinema visionario.

Cosa pensi dell'horror moderno?

Edo Tagliavini: E' interessante perché è vario. Al momento, trovo gli spagnoli i più forti perché vogliono sperimentare. Indubbiamente, rispetto a una cinematografia vintage, l'horror di oggi ha la velocità di montaggio; il problema è che stiamo vedendo film che si ricalcano su se stessi.

Francesco Malcom: Diciamo che c'è un appiattimento totale un po' in tutta l'arte contemporanea. Gli horror prodotti dalle major sono per lo più remake, poi, invece, capitano ogni tanto degli interessanti low budget.

Edo Tagliavini: La potenza dell'horror moderno va identificata non più nel mostro vintage, ma nel fatto che c'è la paura reale.

Forse l'horror del XXI secolo, rispetto a quello degli anni Ottanta, si basa su "mostri" umani, come il Jigsaw della serie Saw, perché l'11 Settembre ha convinto gli americani a vivere maggiormente con i piedi per terra per affrontare paure tutt'altro che appartenenti al soprannaturale?

Edo Tagliavini: Io credo che dopo l'11 Settembre l'America abbia sentito maggiormente l'esigenza di identificare il proprio nemico in un mostro a cui, però, ha tolto la maschera, che era un aspetto vintage.

Come mai hai coinvolto Francesco nel film?

Edo Tagliavini: Ho assistito ai provini fatti da Mario e Taiyo, tra i quali c'era quello di Francesco, che non riconoscevo perché...

Francesco Malcom: Ero vestito (ride)

Edo Tagliavini: Scherzi a parte, Francesco era una delle persone disponibili, infatti stiamo anche lavorando insieme a una commedia.

Francesco Malcom: Andavo sul set malato perché abbiamo girato nel corso di una settimana freddissima e io interpretavo lo zombi quasi nudo. Quindi, per scaldarmi, oltre alle medicine prendevo in
continuazione vodka e ruhm.

Francesco, negli ultimi anni hai preso parte a diversi horror low budget, da questo a Morituris, passando per Eaters. Forse ti piace il genere?

Francesco Malcom: Diciamo che tra l'hard e l'horror c'è quasi una continuità astrale, nel senso che c'è un po' lo stesso gusto nel mostrare, entrambi si basano sul sensazionalismo. Comunque, al di là degli horror che citi, ho avuto piccole esperienze anche in fiction come Moana, Rome e Task force. Diciamo pure che il cinema dell'orrore mi diverte; anche se è scontato dirlo, trovo che La casa di Raimi sia un cult e anche Re-Animator non scherza, mentre ultimamente mi ha spaventato [rec].

Francesca, tu come mai hai deciso di prendere parte al film?

Francesca Faiella: Edo mi aveva parlato di Bloodline e mi aveva proposto il ruolo della protagonista. Avevamo già lavorato insieme e non ho saputo resistere al richiamo dell'esperienza horror.

A te piace l'horror?

Francesca Faiella: Un amico sostiene che sia un genere inventato per rimorchiare: lei ha paura, chiude gli occhi e ti abbraccia... Diciamo che seguo alla lettera questi passaggi e non sarei mai in grado di vedere un film dell'orrore in solitaria. Avevo paura persino sul set! (ride). Per quanto riguarda i film e i registi, mi piacciono Lars von Trier con il suo Kingdom hospital, Nosferatu, sia quello di Murnau che quello di Herzog, Stati di allucinazione di Ken Russell, Un chien andalou di Dalì e Buñuel, La piccola bottega degli orrori di Frank Oz, Apri gli occhi di Amenábar, Rosemary's baby di Polanski.

Se dovessi scegliere tu un ruolo da interpretare in un film horror...

Francesca Faiella: Mi piacerebbe il ruolo di Jenny Agutter in Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis oppure quello di Sissy Spacek in Carrie, lo sguardo di Satana di Brian De Palma. Perché no, ci aggiungo anche la Vanessa Redgrave de I diavoli di Ken Russell.

Edo, considerando che il nostro portale è nato come sito di videogiochi, ti chiedo se ti piacciono.

Edo Tagliavini: Totalmente! Poter lavorare sulla regia di un videogioco sarebbe il mio sogno, è qualcosa di fantastico perché chi lo guarda ha un coinvolgimento totale. Con Michele Malfetta avevamo anche fatto una sorta di librogame digitale.

Dopo Bloodline pensate di realizzare un altro film horror?

Mario Calamita: Io e Virgilio stiamo cercando di finanziare Seance 999, un docu-horror riguardante una seduta spiritica. Per il futuro, però, ci piacerebbe orientarci verso il fantasy e la fantascienza. Poi, visto che si è parlato di videogiochi, abbiamo in piedi anche la produzione di un videogame intitolato Inquisitor e che vorremmo far diventare un applet. L'idea sarebbe quella di riportare ciò che erano i primi videogiochi in laserdisc.

Virgilio Olivari:
Tra l'altro, l'Inquisitor sono io (ride).

Mario Calamita: Sì, è lui (ride). E' un personaggio un po' in stile L'armata delle tenebre, che va in giro su un carro funebre a scacciare spiriti, vampiri e demoni assortiti con un crocifisso magico e acquasanta ghiacciata.

Edo Tagliavini: Ora, con Francesco stiamo aspettando di vedere risultati con questa cosa della commedia. Non mi dispiacerebbe buttarmi sulla commedia perché l'horror è un genere che mi diverte, ma ora vorrei fare qualcosa di più leggero. Credo che la cosa più difficile sia far ridere la gente con malinconia e Pietro Germi in questo era il maestro. La storia che abbiamo preparato riguarda il mondo del porno, ma anche la crisi. L'importante è non stare fermi.

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