Baby Driver, a colazione con Kevin Spacey: 'Io non giudico, interpreto'
Il nostro resoconto dell'incontro stampa con la grande star, a Roma per presentare il nuovo e sensazionale film di Edgar Wright, in uscita il 7 settembre
È domenica nella Capitale, e in un caldo torrido più o meno tutta la città è in fervente attesa della prima di campionato di Seria A della Roma. La strada verso lo splendido Waldorf Astoria è praticamente priva di traffico. Ci stiamo recando all'Hotel & Resort per incontrare Kevin Spacey, giunto in Italia per presentare il nuovo, sublime e innovativo lavoro del giovane e talentuoso Edgar Wright, Baby Driver - Il genio della Fuga, film nel quale interpreta Doc, criminale d'alto bordo in quel di Atlanta e figura complessa e sfumata per Baby (Ansel Elgort). Dopo un breve buffet ci riuniamo nella sala conferenze e la star arriva con un leggero ritardo, con indosso il suo sorriso più sornione e il fare da divo di una volta, non arrogante o stranito quindi, ma divertito, conscio del suo ruolo e con la capacità innata di mettere a proprio agio il suo pubblico, in questo caso i giornalisti giunti lì per intervistarlo. Foto e video sono vietati, così come le domande sui progetti futuri dell'attore; direttive del publicist alle quali è impossibile non attenersi, come ci viene più e più volte ripetuto. Pazienza, in fondo c'è molto da chiedere, nonostante poi il tempo sia tiranno.
"Io, bad-guy machiavellico"
Per sciogliere il ghiaccio, la prima domanda riguarda una sua intervista all'Hollywood Reporter dove tempo addietro ha dichiarato "che non avrebbe accettato altro se non ruoli importanti", sottolineando come "avrebbe mandato a fare in culo anche Martin Scorsese se non gli avesse proposto una parte interessante". Kevin ride e mette subito le cose in chiaro: «C'è bisogno di contestualizzare la mia risposta. In quel periodo avevo lasciato Hollywood per dirigere un teatro a Londra, quindi avevo perso un po' di notorietà. Volevo andare oltre e superare quel livello della mia carriera, riabilitarla nel mondo del cinema. Adesso voglio solo essere parte integrante della storia. E prometto che se Martin Scorsese mi offrisse una parte non lo manderei a fare in culo». E Baby Driver sembra rispondere alle sue esigenze: «Ho accettato il ruolo di Doc perché amo il personaggio e adoro Edgar. I suoi film sono intelligenti, bellissimi e divertenti. E poi era il ruolo perfetto per Michael Caine, quindi come potevo dire di no?». L'addetto stampa a questo punto porta a Spacey un invitante calice di vino bianco, che l'attore sorseggia mentre gli viene chiesto il perché del suo amore per i bad-guy. Posato il calice, Kevin risponde: «Ma per me Doc non è un cattivo. Inoltre il mio compito non è giudicare ma interpretare una persona, un personaggio. Recito e interpreto quello che la gente pensa, dice o fa. Credo però oggi come oggi ci sia un particolare amore per gli anti-eroi, forse dall'avvento dei Soprano. Il pubblico è attratto dai personaggi machiavellici». Per farvi comprendere la leggerezza dell'intervista, Spacey durante la traduzione da parte dell'interprete al suo fianco gesticola simpaticamente prendendola e prendendosi in giro, lasciando riempire la sala di risate.
Importanti modelli di vita
In un clima disteso e coinvolgente, l'attore riprende la parola per rispondere a una domanda sui ruoli per lui più stimolanti tra basisti di rapine in banca, personaggi classici a teatro o parti politiche (vedi House of Cards): «Beh, sarebbe come fare un confronto tra mele e arance. Se però dovessi scegliere, allora sceglierei sia mele che arance del teatro». Nel mentre di un altro sorso al calice di vino bianco, poi, scoppia a ridere quando gli viene fatto notare come attualmente sia considerato un modello per molti altri attori. Ovviamente sa benissimo di esserlo, ma fa parte del suo divismo positivo ridimensionare allegramente affermazioni di questo tipo. E i suoi, invece, di modelli? Sia nel lavoro che nella vita? Ebbene, qui arriva una lunga lista di nomi davvero altisonanti: «Al riguardo devo ringraziare davvero molto mia madre, che sin da bambino mi ha introdotto al mondo del teatro e del cinema dove ho conosciuto una varietà di talenti. Henry Fonda, Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Cary Grant, Bette Davis e tanti altri. Per quanto riguarda invece i miei modelli nella vita, in primis direi Jack Lemmon, che su di me ha avuto un'influenza davvero incredibile. Ma direi anche Joseph Papp (direttore e produttore teatrale americano)». Entrando nel dettaglio di Baby Driver, gli viene chiesto poi come sia stato girare il film a tempo di musica, e risponde: «Abbiamo letto lo script dopo aver sentito tutte le canzoni scelte da Edgar prima di girare. Leggendo sentivo effettivamente il ritmo della musica, chiaro e scandito. Edgar voleva poi che fossimo fisicamente nel pezzo e spesso la sensazione era quella di una danza».
"L'unica cosa che mi spaventa è la stupidità"
Ormai vicini alla fine della conferenza, Spacey si trova a rispondere a una domanda sui ruoli che ama interpretare, accompagnata da un'altra inerente a un affidamento generale agli anti-eroi - che ovviamente voleva essere una parentesi socio-politica dell'intervista, ben sapendo come l'attore glissasse tali quesiti. La risposta è brillante: «Le uniche parti che non accetto sono quelle scritte male. La gente sbaglia nel credere che un attore abbia la facoltà di sedersi e scegliere un ruolo, perché decidiamo di interpretare solo parti che vogliamo o che possiamo recitare a seconda di tempo e altri fattori. Nella sostanza, non accetto solo parti stupide. È l'unica cosa che temo: la stupidità. Non so poi a cosa si affidi essenzialmente il pubblico, ma credo che questo sia stato un tentativo molto intelligente di pormi una domanda a sfondo politico». E in conclusione, la domanda sul ruolo più difficile tra tutti quelli interpretati: «Credo sia davvero sciocco parlare di questo», risponde Spacey: «È davvero un fottutissimo divertimento per me. Lavorando di finzione, pretendo di vivere e divertirmi ogni giorno», e chiude l'incontro con un esempio esplicativo: «Una volta ho interpretato a teatro una parte dove recitavo come un giovane contadino che zappava patate da mattina a sera, ma non era quello il suo sogno. Presa coscienza di questo, un giorno lascia tutto e si iscrive alla facoltà di legge, la sua vera passione. Sapete cosa disse? Che da quel momento in poi, non avrebbe più lavorato un solo giorno della sua vita».
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È domenica nella Capitale, e in un caldo torrido più o meno tutta la città è in fervente attesa della prima di campionato di Seria A della Roma. La strada verso lo splendido Waldorf Astoria è praticamente priva di traffico. Ci stiamo recando all'Hotel & Resort per incontrare Kevin Spacey, giunto in Italia per presentare il nuovo, sublime e innovativo lavoro del giovane e talentuoso Edgar Wright, Baby Driver - Il genio della Fuga, film nel quale interpreta Doc, criminale d'alto bordo in quel di Atlanta e figura complessa e sfumata per Baby (Ansel Elgort). Dopo un breve buffet ci riuniamo nella sala conferenze e la star arriva con un leggero ritardo, con indosso il suo sorriso più sornione e il fare da divo di una volta, non arrogante o stranito quindi, ma divertito, conscio del suo ruolo e con la capacità innata di mettere a proprio agio il suo pubblico, in questo caso i giornalisti giunti lì per intervistarlo. Foto e video sono vietati, così come le domande sui progetti futuri dell'attore; direttive del publicist alle quali è impossibile non attenersi, come ci viene più e più volte ripetuto. Pazienza, in fondo c'è molto da chiedere, nonostante poi il tempo sia tiranno.
"Io, bad-guy machiavellico"
Per sciogliere il ghiaccio, la prima domanda riguarda una sua intervista all'Hollywood Reporter dove tempo addietro ha dichiarato "che non avrebbe accettato altro se non ruoli importanti", sottolineando come "avrebbe mandato a fare in culo anche Martin Scorsese se non gli avesse proposto una parte interessante". Kevin ride e mette subito le cose in chiaro: «C'è bisogno di contestualizzare la mia risposta. In quel periodo avevo lasciato Hollywood per dirigere un teatro a Londra, quindi avevo perso un po' di notorietà. Volevo andare oltre e superare quel livello della mia carriera, riabilitarla nel mondo del cinema. Adesso voglio solo essere parte integrante della storia. E prometto che se Martin Scorsese mi offrisse una parte non lo manderei a fare in culo». E Baby Driver sembra rispondere alle sue esigenze: «Ho accettato il ruolo di Doc perché amo il personaggio e adoro Edgar. I suoi film sono intelligenti, bellissimi e divertenti. E poi era il ruolo perfetto per Michael Caine, quindi come potevo dire di no?». L'addetto stampa a questo punto porta a Spacey un invitante calice di vino bianco, che l'attore sorseggia mentre gli viene chiesto il perché del suo amore per i bad-guy. Posato il calice, Kevin risponde: «Ma per me Doc non è un cattivo. Inoltre il mio compito non è giudicare ma interpretare una persona, un personaggio. Recito e interpreto quello che la gente pensa, dice o fa. Credo però oggi come oggi ci sia un particolare amore per gli anti-eroi, forse dall'avvento dei Soprano. Il pubblico è attratto dai personaggi machiavellici». Per farvi comprendere la leggerezza dell'intervista, Spacey durante la traduzione da parte dell'interprete al suo fianco gesticola simpaticamente prendendola e prendendosi in giro, lasciando riempire la sala di risate.
Importanti modelli di vita
In un clima disteso e coinvolgente, l'attore riprende la parola per rispondere a una domanda sui ruoli per lui più stimolanti tra basisti di rapine in banca, personaggi classici a teatro o parti politiche (vedi House of Cards): «Beh, sarebbe come fare un confronto tra mele e arance. Se però dovessi scegliere, allora sceglierei sia mele che arance del teatro». Nel mentre di un altro sorso al calice di vino bianco, poi, scoppia a ridere quando gli viene fatto notare come attualmente sia considerato un modello per molti altri attori. Ovviamente sa benissimo di esserlo, ma fa parte del suo divismo positivo ridimensionare allegramente affermazioni di questo tipo. E i suoi, invece, di modelli? Sia nel lavoro che nella vita? Ebbene, qui arriva una lunga lista di nomi davvero altisonanti: «Al riguardo devo ringraziare davvero molto mia madre, che sin da bambino mi ha introdotto al mondo del teatro e del cinema dove ho conosciuto una varietà di talenti. Henry Fonda, Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Cary Grant, Bette Davis e tanti altri. Per quanto riguarda invece i miei modelli nella vita, in primis direi Jack Lemmon, che su di me ha avuto un'influenza davvero incredibile. Ma direi anche Joseph Papp (direttore e produttore teatrale americano)». Entrando nel dettaglio di Baby Driver, gli viene chiesto poi come sia stato girare il film a tempo di musica, e risponde: «Abbiamo letto lo script dopo aver sentito tutte le canzoni scelte da Edgar prima di girare. Leggendo sentivo effettivamente il ritmo della musica, chiaro e scandito. Edgar voleva poi che fossimo fisicamente nel pezzo e spesso la sensazione era quella di una danza».
"L'unica cosa che mi spaventa è la stupidità"
Ormai vicini alla fine della conferenza, Spacey si trova a rispondere a una domanda sui ruoli che ama interpretare, accompagnata da un'altra inerente a un affidamento generale agli anti-eroi - che ovviamente voleva essere una parentesi socio-politica dell'intervista, ben sapendo come l'attore glissasse tali quesiti. La risposta è brillante: «Le uniche parti che non accetto sono quelle scritte male. La gente sbaglia nel credere che un attore abbia la facoltà di sedersi e scegliere un ruolo, perché decidiamo di interpretare solo parti che vogliamo o che possiamo recitare a seconda di tempo e altri fattori. Nella sostanza, non accetto solo parti stupide. È l'unica cosa che temo: la stupidità. Non so poi a cosa si affidi essenzialmente il pubblico, ma credo che questo sia stato un tentativo molto intelligente di pormi una domanda a sfondo politico». E in conclusione, la domanda sul ruolo più difficile tra tutti quelli interpretati: «Credo sia davvero sciocco parlare di questo», risponde Spacey: «È davvero un fottutissimo divertimento per me. Lavorando di finzione, pretendo di vivere e divertirmi ogni giorno», e chiude l'incontro con un esempio esplicativo: «Una volta ho interpretato a teatro una parte dove recitavo come un giovane contadino che zappava patate da mattina a sera, ma non era quello il suo sogno. Presa coscienza di questo, un giorno lascia tutto e si iscrive alla facoltà di legge, la sua vera passione. Sapete cosa disse? Che da quel momento in poi, non avrebbe più lavorato un solo giorno della sua vita».
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