Intervista Ariana Richards - Ritorno a Jurassic Park

Intervista a Ariana Richards, co-protagonista di Jurassic Park

Intervista Ariana Richards - Ritorno a Jurassic Park
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In occasione dell'uscita del cofanetto celebrativo in Blu-Ray di Jurassic Park, da poco uscito per Universal Home Video, abbiamo avuto modo di intervistare Ariana Richards, che tutti ricorderete nei panni di Alexis “Lex” Murphy, la sveglia nipotina di John Hammond (Richard Attenborough) in Jurassic Park e Il mondo perduto, nonché in altri film tra cui Tremors. Vi lasciamo, ora, alla divertente intervista.

Ciao Ariana, sono Marco e ti parlo dall'Italia. Come va?
Ciao Marco, qui Ariana! È un piacere conoscerti! Da dove mi chiami precisamente?

Ti chiamo da Roma!
Roma? Fantastico, la adoro.

Grande. Ora che abbiamo rotto il ghiaccio possiamo partire con la prima domanda, che ne dici?
Certo, vai pure!

Hai cominciato a recitare molto giovane -all'età di otto anni, giusto?- in alcuni serial tv. Che ricordi hai dell'inizio della tua carriera?
Sì, ero piccola! In verità le primissime esperienze recitative le ho fatte addirittura a sei anni. Ho tanti bei ricordi di allora. Una carriera che è esplosa un po' all'improvviso: ho cominciato come modella per i centri commerciali locali. Poi ho scoperto che mi trovavo bene davanti alle telecamere e quindi i miei genitori hanno accordato che provassi ad andare avanti nel mondo della recitazione.

E ad un certo punto è arrivato Jurassic Park. Com'è stato lavorare in un blockbuster così piccola?
Oh, Jurassic Park! Ho così tanti bei ricordi di quella produzione! È buffo ripensare al fatto che essendo una ragazzina non avevo idea delle proporzioni di cosa sarebbe venuto fuori. Mi sono semplicemente divertita a recitare per Steven (Spielberg, ndr) sull'isola di Kaua'i. Ma davvero, è stata una vera sorpresa per me scoprire quanto fosse diventato popolare quel film.

Lì con te sul set c'erano tanti grandi professionisti. Ti hanno in qualche modo aiutata o consigliata?
Direi che lavorare con Steven Spielberg è stato di grande impatto per la mia carriera, per la mia stessa ispirazione. Di consigli me ne ha dati tanti, compreso un certo senso per l'improvvisazione e l'“intuizione” di dove una certa scena andrà a parare o di come potrebbe uscir fuori, una cosa che poi si è rivelata molto importante. È stato molto paterno, è sempre presente per i suoi attori.

Avevi paura dei dinosauri?
(ride) No, non ero spaventata! Mi affascinavano. Le creature che avevano realizzato per il film erano così incredibilmente realistiche. Però se devo scegliere quello che mi impressionava di più, devo dire il velociraptor (ride). È spaventoso il modo in cui cacciano in branco. Non c'è una scena più paurosa di quella coi raptor in cucina, secondo me.

Credi che i film d'avventura di allora fossero diversi da quelli di oggi? Sia nella sceneggiatura che per impatto e importanza degli effetti speciali digitali?
Sì, credo che fossero diversi i film di un tempo. Lavorando a Jurassic avevamo i dinosauri sul set. Di CGI ce n'era ancora poca ed era fantastico averli 'di presenza' lì insieme a noi. Era molto più semplice interagire con loro, avendo una presenza fisica con cui rapportarsi. Poi erano così realistici, vista la quantità di tecnica e tempo che vi erano stati riversati sopra.

Immagino sia difficile recitare, studiare e, semplicemente, crescere allo stesso tempo.
Eh sì, una vera sfida. Crescere mentre sei nell'industria cinematografica rende più complessa, per certi versi, la tua formazione e la tua istruzione. Per fortuna, io ne sono uscita fuori bene! Si lavora nelle pause dallo studio, hai i tuoi insegnanti sul set. Ho passato tanti anni a studiare in una automobile! Mia madre ha dovuto dedicare anni allo scarrozzarmi tra un set e un'audizione a Los Angeles, e io studiavo spesso in macchina.

Ci racconti un aneddoto buffo che ti è capitato sul set?
Oh, è difficile scegliere! Ricordo così tanti aneddoti... Ne vuoi uno specifico su Jurassic?

Non necessariamente!
Allora, c'era un film dal titolo Disaster in time, che ho fatto quando avevo circa dieci anni. In una scena, toccava a me. Mi dovevo girare verso la cinepresa e dire la mia battuta. Solo che mi sono imbambolata, col regista che mi guardava e le riprese che continuavano, per diversi secondi. Finché il regista non ha urlato il 'cut'. Mi ero dimenticata la battuta! (ride)

Non sei conosciuta solo come attrice: sei una musicista e un'artista. Abbiamo letto che sei discendente di un pittore del rinascimento, Carlo Crivelli. È vero? Raccontaci un po' della tua passione per l'arte.
Oh, sì! È vero! È un mio lontano parente! Io sono anche una pittrice di ritratti su commissione. Scoprono la mia arte, mi chiamano e mi chiedono di realizzare il loro dipinto, o quello dei loro cari. È fantastico sentire i commenti, dopo, e vedere quanto il tuo lavoro sia stato apprezzato.

E ti piace anche cantare...
Oh, sì, mi piace molto! Da adolescente ho anche inciso un CD, che è andato forte in Giappone, dal titolo First Love. Avevo anche un bel singolo, The prayer.

E cosa ti piace di più, cantare, recitare o dipingere?
È una scelta molto difficile! Ti entrano nel sangue tutte e tre le cose. Ma se devo scegliere, in questo momento devo dire che sono più focalizzata sulla pittura.

Ti rivedremo presto sullo schermo?
Potreste! Non ho certo chiuso le porte al cinema.

Benissimo, Ariana. Direi che abbiamo finito. Ti ringrazio moltissimo per la disponibilità e la simpatia. Vorresti dire qualcosa ai nostri lettori?
Certo! Grazie a tutti, vi saluto caramente. Godetevi la vita! “Ciao!”


Si ringraziano Ariana Richards e Universal Pictures per la collaborazione.

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