Intervista Andròn - The black labyrinth

La cantante Skin a Roma con il cast del nuovo fanta-film di Andrea Iervolino

Intervista Andròn - The black labyrinth
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"È il terzo film di produzione italo-americana che giriamo in Italia e stiamo cercando sempre di più di promuovere il nostro cinema all'estero tramite prodotti che vengono poi doppiati in inglese e distribuiti lì. 2047 - Sights of death è stato il primo dei tre che abbiamo ed è stato venduto in moltissimi paesi, anche in posti di cui neppure sapevo l'esistenza". A parlare è Andrea Iervolino di AMBI pictures, il quale, affiancato dalla socia Monika Bacardi, ha incontrato presso la Casa del cinema Roma la stampa in occasione della quarta settimana di riprese di Andròn - The black labyrinth di Francesco Cinquemani, che, presente in conferenza e da sempre appassionato di cinema di genere, ha dichiarato: "Ringrazio Monika e Andrea per avermi dato la possibilità di fare questo film, perché in Italia sono gli unici che si stanno occupando di questa tipologia di cinema, di prodotti di valenza internazionale che si avvalgono di talent che vengono un po' da tutto il mondo. Il titolo fa riferimento al termine latino che significa ‘labirinto' e dentro c'è tutto quello che mi piace a livello conscio e subconscio; quindi potrete trovarci L'uomo che fuggì dal futuro di George Lucas, Matrix e Cube, senza, però, copiarli. Anche Cronenberg e Lynch sono tra i miei riferimenti, ma spero che il film appaia originale perché ha una struttura narrativa diversa da quella classica, non è a tre atti e, a differenza di opere di questo tipo, non abbiamo un solo protagonista o due, sono tutti protagonisti".

Un cast labirintico

Girato a Malta e in Italia, se si escludono due giorni di riprese effettuati in Canada per alcune prove tecniche degli effetti visivi, sarà un lungometraggio atto a fondere suspense, azione, fantascienza e componente introspettiva attraverso la vicenda di un gruppo di sconosciuti che, risvegliatisi in un misterioso e letale labirinto privo di aperture verso l'esterno, non ricordano neppure come si chiamano.
"Ci saranno simboli e tutta una serie di cose da capire" ha proseguito Cinquemani, il quale ha anche precisato che tutto ciò che si vedrà intorno a Danny Glover non esiste, ma è realizzato in green screen da Michael Kowalski (effettista di Hugo Cabret e The amazing Spider-man) per mezzo della tecnica usata in Gravity, mai sfruttata prima in una pellicola italiana.
Un Glover assente - come pure Alec Baldwin - all'incontro romano, dove sono stati presenti, invece, tutti i giovani componenti del ricco cast di nomi provenienti da diverse nazioni; dal nostro Mauro"Cam girl"Conte, onorato di essersi trovato a lavorare con persone da cui ha imparato molto, allo spagnolo Jon Kortajarena visto nello stesso A single man cui prese parte anche Gale Harold, amante della cucina italiana e che ha affermato: "Ho sempre sognato di lavorare in Italia, sicuramente questa è stata una esperienza straordinaria, strana, perché, forse, dentro di noi esiste questo non sapere dove ci troviamo".
Una esperienza che la Antonia Campbell-Hughes di Albert Nobbs ha definito "Piuttosto particolare; quando Francesco mi ha parlato della storia sono stata presa dalle suggestioni, perché è un film unico, diverso dagli altri, ci sono delle emozioni assenti nei comuni prodotti di fantascienza"; mentre per la inglese Michelle"Cockneys vs zombies"Ryan "È stato il set con più spirito di collaborazione che abbia mai visto, anche perché Francesco ha ascoltato le nostre opinioni e ha permesso a tutti noi di dire la nostra, cosa che non capita spesso".
Una esperienza meravigliosa secondo la modella kazaka Korlan Madi, debuttante sullo schermo come anche la mezza americana Gaia Scodellaro, proveniente dalle web serie e dalla tv, e la Skin leader della band musical degli Skunk Anansie, per la quale "Questo film è come mettere insieme AC/DC, Stanley Kubrick e Led Zeppelin tutti in uno studio di registrazione; sicuramente è unico, per me, poi è il primo da attrice ed ho dovuto imparare molte pagine; non è stato facilissimo, ma un'esperienza molto importante, ancora più straordinaria che per loro, che sono già del settore. Forse è l'album più bello che io abbia mai fatto".
Una esperienza in cui il francese Alex Martin, definito dal regista uno dei più grandi stuntman viventi, ha messo tutto se stesso; come testimoniato anche da Elettra Mallaby, la quale ha ribadito che ognuno ha dato veramente molto, e dal Leo Howard di G.I. Joe - La nascita dei Cobra, che ha concluso: "È stato anche faticoso, perché ci sono state ossa rotte (ride); Francesco ha questa voglia di infrangere le regole del cinema tradizionale, ha un grande coraggio e, forse, una certa follia. Secondo me sarà questo, forse, il futuro del cinema contemporaneo".

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