Anteprima Kitaro dei Cimiteri

Il primo dei due live-action su Kitaro dei cimiteri

Anteprima Kitaro dei Cimiteri
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Gegege no Kitaro (Kitaro dei Cimiteri) è in Giappone un vero e proprio culto, e dagli anni '60 imperversa in varie incarnazioni nelle fantasie di ogni otaku che si rispetti. La sua fama nel Sol Levanti è  pari a quella di icone come Topolino, dapprima nato come fumetto horror e in seguito assumendo a propria icona in praticamente ogni tipo di media. Non è perciò una sorpresa la sua trasposizione in film, con ben due live action usciti nel 2007 e nel 2008. Andiamo qui ad analizzare il primo, e vediamo se questo folle progetto di Katsuhide Motoki (già autore di Drugstore girl) è in grado di creare nuovi fan del giovane cacciatore di fantasmi, oppure si rivela un'infelice trasposizione su celluloide, sorte che spesso è toccata a pellicole tratte da manga o anime.

Sull'orlo di una guerra

Una piccola cittadina è invasa da spettri e mostri, e il piccolo Kenta (Ruka Uchida) decide di chiedere aiuto al leggendario Kitaro (Eiji Wentz), da sempre corso in soccorso degli uomini in questo tipo di diatribe. Il giovane eroe appartiene infatti alla stirpe "mostruosa", dotata di superpoteri, e vive nascosto nella foresta insieme a Neko Musume (Rena Tanaka), la ragazza gatto, allo spirito del padre reincarnato in una palla a forma d'occhio e a una strega che comanda i poteri eolici. In questa nuova missione, scopre che dietro vi è lo zampino di Rat Man, bizzarro individuo che vende le sue abilità (tra cui un alito capace di far svenire la gente) al miglior offerente. L'uomo topo è alla ricerca di una magica pietra, il cui potere è ambito dal Re delle Volpi, pronto alla resa dei conti con gli umani rei di distruggere ogni giorno che passa la natura. Ma il demoniaco oggetto finisce per sbaglio nelle mani del padre di Kenta, che influenzato dal male insito in esso, finisce per rubarlo e venire poi arrestato. Non prima però di aver lasciato la pietra proprio al figlio, che così diventa preda di interessi malvagi, insieme alla sorella Mika (Mao Inoue). Proprio della ragazza si infatua Kitaro, che ora si trova ad aiutare la giovane coppia di fratelli difendendola dai mille pericoli, per finire immischiato in un conflitto che potrebbe determinare lo scoppio di una sanguinosa guerra tra il regno degli umani e quello dei mostri.

Imperfetto ma godibile

Kitaro è un film che dietro un sapore da trash movies nasconde un'anima molto più ricca di quanto ci si potrebbe aspettare. Pur non abbandonando il mondo di toy-movie, giocoso baraccone di idee visive, il regista Katsuhide Motoki dimostra di non essere un mero esecutore, e riesce a infondere in questa allegra e divertita carnavelata una certa personalità. Diciamolo subito, Kitaro è pieno di difetti e imperfezioni, è a tratti infantile e denota dei limiti tecnici e attoriali non indifferenti, ma ciò nonostante dalla pellicola emergono lampi di un genio visionario e folle che riesce a regalare sequenze che, seppur penalizzate da un'incostante realizzazione tenica, riescono ad affascinare per la loro follia e il totale nonsense. Merito di una caratterizzazione fisica estremamente pacchiana e farsesca, che fa assomigliare il tutto a una sorta di colorato fumetto, divertente e sgangherato, ma da un gusto estremamente kawaii che non potrà che fare la gioia degli appassionati dell'animazione giapponese. I meriti, se così vogliano interpretarli, terminano però qui. Il resto si attesta su una qualità da b-movies, a cominciare da una recitazione "scolastica", che vede paradossalmente la sua peggior pecca proprio nella scelta del protagonista, nota popstar in patria e amato da schiere di fan femminili, ma qui totalmente incolore e incapace di regalare un minimo di personalità al  personaggio, che pare procedere stancamente nell'evoluzione degli eventi, e sembra chiedersi più volte il motivo per cui si trova a recitare certe scene. Il resto del cast offre prove altalenanti, e a ben vedere si salva solo la deliziosa interprete della Ragazza gatto, da sempre innamorata di Kitaro, che però è lasciata fin troppo in secondo piano. Dalla Ruota barbuta all'Uomo topo, passando per il padre di Kitaro reincarnato in un Palla a forma d'occhio, gli altri personaggi puntano più sull'esuberante aspetto fisico che su quello introspettivo, rendendo i rapporti umani a livello di macchiette più o meno riuscite. Lo stesso si può dire per i temi trattati, quasi sempre superficialmente, come quello della morte e dell'abbandono, e la deriva ambientalista che è il motivo scatenante della vicenda. Ma la vera grande pecca è l'uso degli effetti speciali che, pur donando un sapore del tutto particolare per quanto riguarda i ritocchi grafici dei costumi, si rivelano del tutto insufficienti nelle scene d'azione, e i combattimenti provocano più di qualche involontaria risata, laddove sembra di assistera a una baruffa tra muppets. Si salvano invece la fotografia e una discreta colonna sonora, che accompagna con un gusto tutto nipponico, sonorità j-pop / rock, le scorribande di Kitaro e Co., con un simpatico balletto finale che si divide coi titoli di coda. In fin dei conti ci troviamo davanti a un prodotto senza infamia e senza lode, senza dubbio ricco di imperfezioni ma che per il pubblico cui è rivolto può costituire degli spunti di interesse. E  a quanto pare ha svolto bene il suo compito, vista l'uscita a solo un anno di distanza del sequel che, forse, in futuro potrete veder recensito su queste stesse pagine.

Kitaro Gegege no Kitaro è un innocuo ma simpatico live-action senza grandi pretese, se non quella di accontentare i fan del fumetto e delle stramberie tipiche del Sol Levante. A una realizzazione tecnica vagamente trash, condita con una recitazione volutamente macchiettistica e sopra le righe, si compensa con un bizzarro e originale genio visivo/visionario, cui seppur gli effetti speciali non fanno niente per elevarlo, si fa comunque apprezzare. Ingenuo, ma non fallimentare.

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